lunedì 14 ottobre 2019

Trame e opinioni: Capolavori rubati di Luca Nannipieri

Titolo: Capolavori rubati
Autore: Luca Nannipieri
Casa editrice: Skira
Pag.. 173
Costo: 19,00















Crocifissi, pale d'altare, ostensori, candelabri, turiboli, arredi funerari, urne cinerarie, statuette votive, bassorilievi, statue bronzee, mosaici, gioielli preziosi, stendardi, papiri, tele d'artista, così come i monumenta, sono stati ripetutamente oggetto di contese, guerre legali, diplomatiche, spoliazioni, saccheggi, violente dispersioni. Attorno a questi particolarissimi manufatti, che sono le opere d'arte, e a questi particolarissimi luoghi pubblici, che sono i monumenti, non sono gravitati soltanto cure, attenzioni, premure, dedizioni, meticolosi riguardi verso la loro preservazione, ma anche e spesso avidità, ingordigie, accanimenti, speculazioni." C'è sempre stata lotta attorno all'arte. Omicidi, furti, razzie, corruzioni, contrabbandi, soprusi, roghi, devastazioni, confische hanno contraddistinto la vita di molti capolavori. Da Caravaggio a Picasso, da de Chirico a Munch, da Renoir a Klimt, fino alle statue della classicità, sono molti gli episodi, alcuni celeberrimi, altri poco conosciuti, alcuni risolti, molti altri ancora sotto indagine, che ci portano nel cuore dell'illegalità, della criminalità, del mercato nero, della cupidigia, della volontà di potenza, che si nasconde dietro ogni ladrocinio. Partendo dalla rubrica che l'autore tiene al "Caffè" di Rai Uno, vengono illustrati i casi più clamorosi di furti di opere d'arte, affrontando anche i traumi storici di saccheggi e spoliazioni coloniali e imperialiste. Attraverso la narrazione e la ricostruzione giudiziaria dei furti, il commento sullo stile artistico delle opere rubate, l'inquadramento storico, la disamina museografica sulla sicurezza e sulla protezione dei capolavori, il libro affronta il grande tema dell'arte nel suo rapporto con la complessità del male.


Nulla di più sbagliato è pensare che l’arte spinga al bene e alla giustizia. 
Omicidi, razzie, sciacallaggi, corruzioni, contrabbandi, soprusi, roghi, devastazioni, confische, ruberie hanno contraddistinto la vita di molti capolavori assai più dello spirito di solidarietà e di fratellanza. 
Soltanto una lettura moralistica, e dunque non veritiera, della storia dell’arte, può far diventare la bellezza ciò che la bellezza di fatto non è: ovvero un purificatore d’anime.


E' inconsueto che su questo blog troviate una recensione che non sia di un romanzo, e in effetti, ero convinta che ciò che mi apprestavo a leggere fosse una sorta di thriller che raccontasse un po' gli eventi di molte opere italiane rubate e mai trovate.
Bene, mi sono sbagliata, ma devo dire che questa è stata una lettura molto interessante, fuori dai miei schemi letterari, ma vicina alla mia cultura accademica, credo di avervi detto  e scritto diverse volte che i miei studi vertono soprattutto su tutto ciò che giri sul mondo dell'arte. Un mondo che mi ha sempre affascinata sin da quando ero bambina, ecco perché ho continuato questo saggio, in quanto tutto ciò che è scritto non è altro che, un percorso itinerante di tutte quelle opere che sono state rubate.
Ci sono passaggi molto interessanti riguardanti le opinioni di molti scrittori, c'è la storia del dipinto, delle vicende che lo legano al luogo dov'è stato rubato e naturalmente ci sono tutte le insinuazioni che lo riguardano, il motivo per il quale è stato rubato, chi c'è dietro, le voci di corridoio, gli interrogatori. 
Insomma, credo che questo libro sia un piccolo scrigno, un contenitore di storie che rendono le opere ormai perse quasi un mito mai più ritrovabile, c'è un passaggio iniziale di questo testo che condivido pienamente, nelle parole e nelle idee, Luca Nannipieri lo estrapola dal quotidiano "L'Ora", e l'autore non è altri che Leonardo Sciascia:

Sono sempre stato dell’opinione che l’Italia – cioè lo Stato, gli enti locali e ogni altra pubblica amministrazione – dovrebbe rinunciare, totalmente e definitivamente, alla custodia e manutenzione delle opere d’arte e anche dei manoscritti e dei libri rari. Non potendoci permettere il lusso di regalare quadri, manoscritti e libri a quei paesi e a quelle istituzioni che sanno ben conservarli e proteggerli, si potrebbero fare delle grandi aste che certamente frutterebbero quanto basta per portare tanta gente dalle baracche alle case e per risolvere il problema idrico di tanti paesi meridionali: e l’effetto sarebbe così doppiamente proficuo, ché risolveremmo problemi altrimenti insolubili (a quanto pare) e ci assicureremmo della sopravvivenza (non importa in quale altro paese del mondo) di opere destinate in Italia al trafugamento e alla distruzione. Ma a questa soluzione, che è tanto sensata e ovvia da parere paradossale, si oppone naturalmente l’orgoglio nazionale, che è un sentimento del tutto alieno dalle cose concrete, che si appaga di parole e svanisce. L’Italia è il paese dell’arte: ma le opere d’arte vadano in malora. Ancora una volta dobbiamo amaramente constatare che questo non è un paese civile. Non lo è nelle baracche dei terremotati e degli immigrati, a Montevago come nella periferia torinese; e non lo è nella conservazione delle opere d’arte e delle testimonianze storiche. Sembra che non ci sia relazione tra un Caravaggio facilmente rubato a Palermo e una famiglia costretta a vivere in sei metri quadrati di baracca: e invece c’è, precisa, assoluta. Se il baraccato costituisse preoccupazione. Uguale preoccupazione costituirebbe il Caravaggio di San Lorenzo, la Zisa, Sabbioneta e il disegno di Leonardo. C’è una interdipendenza, un legame d’ordine: del solo e vero ordine che un paese civile deve tenere.

Immaginate che questo intervento risale al 1969, ma temo che purtroppo ancora oggi sia molto attuale.
Questa lettura, la definirei di nicchia, perché solo chi apprezza e conosce il mondo dell'arte può capire il valore delle opere ma è anche vero che il risalto che i giornali, i telegiornali ne danno a volte per i neofiti o chi magari come lo stesso Sciascia scrive, paragona la situazione italiana con una realtà ben diversa, dare tanto risalto è imbarazzante. 
E' vero fa male al cuore leggere di opere che per l'incuria sono state bruciate, tagliate, dimenticate da coloro che le hanno inzialmente sottratte al loro luogo di appartenanza, proprio perché incapaci di capirne l'importanza, per puro amore verso la moneta, la cupidigia di avere un opera di inestimabile valore nel proprio entourage.
Capolavori rubati porta alla luce storie anche dimenticate, cronache di vicende che ci raccontano i lunghi percorsi che esse fanno per giungere nelle mani di altri.




Floriana

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