sabato 5 marzo 2016

Trame e opinioni: Il palazzo d'inverno di Eva Stachniak

Titolo: Il palazzo d'inverno
Autore: Eva Stachniak
Casa editrice: Beat
Pag.: 415
Costo: 13,90














Trama
Varvara Nikolaevna ha sedici anni quando diventa una "protetta della Corona", una di quelle ragazze, orfane o abbandonate, al servizio dell'imperatrice Elisabetta Petrovna, la figlia minore di Pietro il Grande, salita al trono di Russia nel 1741. Orfana di un legatore polacco, svelta e già priva di tutte le illusioni proprie dell'adolescenza, abbastanza carina da doversi difendere da mille attenzioni nei corridoi del Palazzo d'Inverno, Varvara Nikolaevna rimarrebbe una delle innumerevoli e anonime ragazze del guardaroba imperiale, una goffa cucitrice vessata dalla capocameriera di corte madame Kluge, se non si imbattesse un giorno nel conte Bestuzev. Cancelliere di Russia e, secondo le voci ricorrenti tra le cucitrici, uno degli uomini che riscaldano spesso il letto di Elisabetta Petrovna, il conte cerca di non lasciarsi sfuggire nulla di ciò che accade nella residenza imperiale. Nella giovane Nikolaevna scorge una possibile portatrice della "verità dei sussurri ", la servetta capace di aprire cassetti nascosti, di staccare e ripristinare abilmente la ceralacca dalle lettere, di riconoscere all'istante libri cavi, bauli con doppi fondi, meandri di corridoi segreti. Dopo averla istruita all'arte di origliare senza farsi scoprire, le affida perciò il più delicato dei compiti: tenere d'occhio la principessa Sofia Federica Augusta Anhalt-Zerbst, la giovanissima tedesca scelta da Elisabetta come consorte dell'orfano di sua sorella, Karl Peter Ulrich, duca di Holstein, il quindicenne nominato principe ereditario...


Il commento di Iaia

Quando ho letto la sinossi, mi è piaciuto poter imbattermi in questa storia. Conoscere particolari della vita di due zarine, scoprire cose che "storicamente" non sono importanti, vivere episodi che i vari studiosi non ritengono di dover mettere in rilievo, tutte vicende che facevano parte del quotidiano. Ma...
Nei ringraziamenti leggo:

Il Palazzo d’Inverno è un’opera di finzione, ispirata e sorretta da una serie di eccellenti biografie di Caterina la Grande e della sua corte.

Non sapendo, alla fine del libro, cosa fosse veritiero sono rimasta sconcertata. La storia raccontata non ha qualcosa che mi abbia fatto credere ciò che sia certo, perché, in pratica, sono riportate parole e fatti ascoltati e visti da chi narra la vicenda: Varvara (Barbara) Nikolaevna, un personaggio inventato.

Il romanzo è scritto in prima persona da una delle tante "lingue" o "gazzette" o "verità dei sussurri", tra cui la Nikolaevna, praticamente spia, che doveva riportare al cancelliere tutto ciò che succedeva all'interno del palazzo imperiale.
Certo fare la spia, in quell'epoca, era di vitale importanza per chi aveva incarichi politici o economici in modo da venire a conoscenza di quelle decisioni prese tra quattro mura. Ma se il cancelliere aveva spie, anche la zarina non era da meno. Tutto quello che veniva riferito era un modo per approfondire sospetti e di conseguenza assumere atteggiamenti appropriati. La zarina era a capo di tutto l'impero, ma anche il cancelliere era una persona molto influente, visto che aveva rapporti quotidiani con Elisabetta e che con le spie a lui sottoposte poteva capire o anticipare o consigliare il comportamento della zarina. Quindi è una storia di continui rapporti delle "verità dei sussurri", verificabili con i rapporti di altre. Alle "lingue" conveniva dire la verità perché, anche se non ne erano a conoscenza, quello che dicevano era raffrontato con quello che riportavano altre "gazzette".
Ma veniamo al romanzo: non si è dato spazio alla vera "STORIA", ma solo al pettegolezzo. Elisabetta che divide il talamo con il favorito di turno, la sua mania di avere gatti sul suo letto, visto che i topi abbondavano, l'isteria che la prendeva per varie sciocchezze, le decisioni che assumeva a volte spinta solo da un momento di nervosismo... Insomma avvenimenti che non hanno nulla di storico. Praticamente si racconta, dal 1743 al 1765, ciò che le due zarine hanno fatto al di fuori delle decisioni importanti. E' anche vero che si parla delle iniziative storiche di Elisabetta, come quella che vuole dare in sposa a suo nipote Pietro la futura Caterina e sono messe in evidenza anche altri provvedimenti salienti, ma in questo romanzo è come se la Storia fosse marginale.
In tutto il libro, secondo la mia opinione, ho trovato esclusivamente la parte negativa delle due donne, in particolar modo di Elisabetta. Ho avuto l'impressione che l'autrice abbia voluto far vedere l'altra faccia della medaglia, ma essendo questa anche inventata ho trovato il libro noioso, perché venire a conoscenza delle zone d'ombra di questi due personaggi, non mi ha soddisfatta.
Francamente è uno scritto che non rileggerei, non mi è piaciuto per niente, e come sempre dico, questa è una mia personale considerazione. Ho avuto modo di leggere altri libri storici in cui la parte romanzata era presente, ma raccontata in modo migliore, questo invece mi ha lasciato completamente indifferente. o meglio, in questa lunga vicenda ho trovato che il pettegolezzo sia stato esagerato, visto che è inventato e che non ha riportato eventi storici noti e poi raccontati in un modo da "diario" di persone alle prime armi che trascrivono il quotidiano. Ho fatto questo, ho ascoltato e riferito quest'altro: niente di sostanzioso, ma tante chiacchiere. Quello che più ricordo è che personaggi famosi o meno erano dediti alla vodka, che c'era una sporcizia notevole e che cumuli di polvere erano in ogni dove nel palazzo. Ora essere a conoscenza di ciò in un contesto storico e con un peso come quello di Elisabetta e Caterina la Grande, non mi sembra un argomento di rilevante importanza. 

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