giovedì 4 aprile 2019

Cover Reveal: Corrispondenza imperfetta di Laura Nottari



Titolo: Corrispondenza imperfetta
Autore: Laura Nottari
Casa editrice: Dri Editore

Formati disponibili: ebook 2.99/ cartaceo 12.99

Lancio: ufficiale 8 aprile (pre-order 4 aprile)




“A proposito” disse Esmond accostandosi al suo fianco “gradirei incontrarvi di nuovo, insieme a vostra sorella. Stavolta senza Shakespeare di mezzo.”







Sinossi:
Sidmouth, Devonshire estate 1828.
Venti anni di differenza, ceti sociali così diversi da far sembrare impossibile e inopportuno il sentimento che la giovane Edith Ellis proverà per lord Esmond, conte di Rovington. Una passione accesa dal primo incontro di sguardi e alimentata da una risonanza, un accordo che nessuno dei due, nonostante tutto, può negare di udire.
Se nemmeno i reciproci passati legati a doppio filo, gli errori, le imperfezioni e un’impossibile redenzione riescono a dividere due anime destinate a divenire una, cos’altro potrebbe mai impedir loro di rimanere unite?
Lontano da Londra, dai rigidi fili del ton, tra le scogliere, il mare e la natura del Devonshire, il maniero di Greyville è pronto ad accogliere i suoi ospiti.
L'autrice:
Dopo aver dimostrato abilità di penna nel districarsi tra i salti temporali con Away, Laura si cimenta, dopo nostra richiesta in un Regency. E anche qui riesce a creare dei personaggi indimenticabili.
Pensiamo questa sia l’ambientazione ideale per esaltare la sua non tanto sopita vena ironica e divertente.

A voi il giudizio!


Estratti


Lo desiderava. L'aveva ammesso a se stessa alle prime luci dell'alba, mentre raccoglieva i capelli in una treccia prima di avvolgerli sulla nuca. Lei, Edith Ellis, desiderava il conte di Rovington. Amava la sua presenza, sapere che era nella stessa casa non le bastava più: lo voleva accanto, lo voleva nella sua stanza. Moriva dalla voglia di parlargli, di rimanere ancora sola con lui e di sentire il suo profumo, fatto di verde di colonia e ambrato del whisky. Desiderava toccarlo, abbracciarlo, slacciargli il fazzoletto e nascondere il viso nell'incavo del collo per inspirare a fondo ogni sfumatura. Avrebbe voluto morderlo, saziarsi della fame che sentiva pulsarle dentro da sempre, dal primo momento in cui aveva posato gli occhi nei suoi.
Esmond aveva scosso acque tenute a briglia stretta, aveva sbilanciato una calma stoica costruita in anni di imposizioni e abnegazioni. Lui era la mano che, con un solo gesto, aveva sfilato la chiave di volta che teneva in piedi la sua cattedrale, la sua fortezza, facendola crollare di colpo. E ora Edith era lì, in mezzo a uno sconvolgente disastro emotivo, ammirava ciò che era rimasto di se stessa... e semplicemente non le importava più nulla. Non avrebbe rimesso neanche un mattone a posto.
Una tabula rasa di cui era innamorata.



“Quanti anni avete?” le domandò a metà dell'opera.
“Perché vi interessa?” aggiunse che aveva anche una voce fastidiosamente bassa.
“Curiosità” rispose lui, “non sono abile a tirare a indovinare.”
“Ventitré anni, mia sorella sedici. State fermo.”
“Giusto” commentò con un sorriso “la festa è di vostro gradimento?”
“Lo era fino a poco tempo fa, ma temo che il mio umore sia stato compromesso.”
“Frettolosa conclusione, le danze si protrarranno fino all'alba.”
“Danzare non mi interessa.”
“Abbiamo qualcosa in comune. Nessuno vi ha invitato a farlo? Vostro marito?”
“Non sono maritata, e riguardo agli inviti penso non sia argomento che vi riguardi,” strinse il nodo, sistemò nel panciotto i lembi stringhe e indietreggiò subito di un paio di passi. “D'altro canto non si danza mai con chi è di nostro interesse.”
“Tutti sostengono il contrario, ma in effetti devo darvi ragione” le disse recuperando la giacca dalla sedia e infilandola, poi sistemò alla buona i capelli e recuperò il bastone. “Preferisco ascoltarla la musica e beh... si intuisce che con sono granché con i volteggi.” Sorrise dando un colpetto alla gamba destra, il cui ginocchio rigido sembrava il colpevole dell’incedere zoppo. “Grazie della cortesia signorina Ellis, vi sono debitore.”
“È solo un nodo” minimizzò lei “e sono ancora furente.”










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