Autore: Celeste NG
Casa editrice: Bollati Boringhieri
Pag.: 271
Costo: 17,50
Trama
È una scena che abbiamo visto spesso al cinema e nelle serie TV: la madre apre la porta della camera della figlia e la trova vuota, il letto intatto. Si teme subito il peggio. Si chiede agli amici, ai vicini, poi si chiama la polizia. La quindicenne Lydia Lee viene ritrovata morta, annegata nel lago vicino a casa: è stata uccisa? E da chi? Oppure si è trattato di un incidente? Perché è uscita di notte? Ma presto altre domande si insinuano nella sua mente, molto meno esplicite ma altrettanto inquietanti. Siamo in una cittadina del Midwest, in una famiglia normale, tranne che per la sua composizione: Marylin, la madre americana, James, il padre di origine cinese. Ben presto emerge il vero volto dell'"assassino": il razzismo. Esplicito quello della madre di Marylin, che ha troncato ogni rapporto con la figlia dopo il suo matrimonio; sottile e mai espresso quello di Marylin stessa; strisciante e ipocrita, ma letale, quello della cittadina che ospita la famiglia senza mai veramente accoglierla. Il "non detto" è quello dei genitori di Lydia, e l'adolescente non ne è la sola vittima. Le ragioni complesse della sua morte emergeranno alla fine, ma non meno disastroso è l'effetto che quel silenzio ha avuto sugli altri due figli, un diciottenne pronto a partire per Harvard, e una bambina molto attenta alle dinamiche della famiglia e della città.
Il commento di Dolci
Questo libro si è rivelato l’affascinate ritratto di una
famiglia cinese-americana.
Tutto ha inizio con la morte di Lydia, sedicenne figlia
prediletta di James e Marilyn. Letta la trama pensavo di trovarmi davanti ad un
thriller o un giallo il cui scopo principale fosse scoprire chi avesse ucciso la
ragazza. Invece la storia raccontata in queste pagine è qualcosa di diverso e
profondo che mi ha tenuta col fiato sospeso.
Ogni componente della famiglia “racconta” i suoi sentimenti e
le esperienze che lo hanno portato ad essere ciò che è.
Mentre James, a causa del suo stato di “mezzosangue” cerca di
amalgamarsi agli altri, la moglie Marilyn cerca di emergere dalla massa e
dimostrare di valere quanto, se non più, di un uomo. Quando i loro desideri non
riescono ad avverarsi li riversano su Lydia, facendone la figlia preferita e,
al tempo stesso, caricandola di un peso non indifferente. Naturalmente
dimenticando e ignorando volutamente il maggiore Nath e la figlia più giovane
Hannah che soffrono in silenzio.
Se da una parte mi dispiaceva per i sogni infranti dei due
genitori, il mio cuore si spezzava di fronte ai pensieri di Nath ed Hannah.
Non ho trovato un personaggio principale visto che tutti sono
comprimari nella storia, ma il mio preferito è stato Nath, il figlio maggiore.
I personaggi sono vibranti, ricchi di spessore e davvero ben
disegnati tanto da risultare quasi tridimensionali. L’autrice ha saputo
descrivere magistralmente le loro intricate relazioni e la loro complessa rete
di emozioni contraddittorie. Impariamo tutto su di loro, dentro e fuori, e comprendiamo
il peso del dolore che portano.
Fino alla fine, e durante tutta la lettura, ho fatto mille
supposizioni sulla causa della morte di Lydia, ma sono stata totalmente
spiazzata dal modo in cui è morta. Un libro che sicuramente mi è piaciuto molto
e un’autrice che avrò piacere di rileggere.
bellissimo, letto all'inizio dell'anno: mi è rimasto nel cuore.
RispondiElimina