Autore: Alice Blanchard
Casa editrice: Corbaccio
Pag.: 359
Costo: 18,60
Sono passati sedici anni. Savannah, la sorellina minore di Kate Wolfe, è stata brutalmente uccisa. Sedici anni in cui Kate è costretta a fare i conti con i sensi di colpa che la assalgono senza darle tregua. È stata egoista e ha messo in pericolo sua sorella. Non la consola sapere che l'assassino è da tempo rinchiuso nel braccio della morte, in attesa dell'esecuzione. Apparentemente Kate, in qualche modo, è riuscita a ritrovare un equilibrio: adesso è una giovane e stimata psichiatra infantile che lavora all'ospedale di Boston e la sua vita va avanti come tante altre. Almeno finché una delle sue pazienti non si suicida. Esattamente nello stesso giorno in cui viene portata in ospedale una ragazzina psicotica la cui madre vuole a tutti i costi che venga affidata a lei, Kate, e a nessun altro. Quel giorno il mondo di Kate si sgretola un'altra volta. Teme di non essere in grado di prendersi cura della ragazza. Anzi, non vorrebbe averci nulla a che fare. Ma poi si accorge che la giovane paziente conosce molti particolari del suo passato che non dovrebbe sapere. E contemporaneamente un detective in pensione la contatta per esporle una sua teoria: secondo lui Savannah non è stata una vittima isolata, ma solo la prima di una serie. Forse colui che attende in prigione non è l'assassino. Forse là fuori c'è un serial killer, pronto a rovinare altre vite. Quella di Kate prima di ogni altra...
Kate Wolfe, psichiatra infantile, è una donna che convive
con un passato da cui non riesce ad allontanarsi mentalmente. Nonostante siano
passati molti anni, a volte ha ancora incubi sulla morte della sorella Savannah,
che all'epoca era stata rapita e sotterrata viva.
Viene avvicinata da un ex poliziotto che 16 anni prima aveva
indagato sull'omicidio e da qui iniziano varie vicende che stimolano la
protagonista ad andare sempre più a fondo per capire la verità.
E' un buon thriller, ma non mi ha convinto del tutto. Le
spiegazioni, secondo me, andavano più scandagliate e il dialogo finale tra Kate
e l'assassino avrebbe dovuto essere più esplicativo, invece ritengo che sia
stato superficiale anche perché il serial killer ha commesso così tanti omicidi
che un approfondimento meticoloso sarebbe stato necessario.
Poi c'è una piccola stonatura che mi ha colpito: Kate e
l'omicida hanno un corpo a corpo. C'è scritto che lei riceve un pugno sulla
mascella, che si rompe, e quello che avviene in seguito mi pare un po'
esagerato visto il dolore che Kate deve sopportare, mi è sembrato quasi un
"Rambo" che lei non è.
Nel complesso non male.
Iaia
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