Autore: Jasmine Warga
Casa editrice: Mondadori
Pag.: 279
Costo: 17,00
Trama
Aysel ha sedici anni, una passione per la scienza e un sogno che
coltiva con quotidiana dedizione: farla finita. Tutto ormai sembra convergere
in quel buco nero che è diventata la sua vita: i compagni di classe che le
parlano alle spalle, un lavoro deprimente, il delitto commesso da suo padre che
ha segnato per sempre il suo destino. Aysel vorrebbe sparire dalla faccia della
Terra, ma le manca il coraggio di farlo da sola. Per questo trascorre il tempo
libero su "Dipartite serene", un sito di incontri per compagni... di
suicidio. Roman, perseguitato da una tragedia familiare e da un segreto che
vuole lasciarsi alle spalle, è il prescelto. Eppure, proprio nell'attimo in cui
stanno per abbandonarla, la vita potrebbe mostrare il suo lato leggero, dolce e
pieno.
Il commento di Patrizia
«Tu sei tu.
E mi capisci. Capisci ogni cosa.
E sei triste come me e, per quanto assurdo, questo è bellissimo.»
E mi capisci. Capisci ogni cosa.
E sei triste come me e, per quanto assurdo, questo è bellissimo.»
Lettura dal retrogusto amaro, che tratta l’argomento del
suicidio in maniera impeccabile. Sinceramente non capisco con quale criterio venga
comunque definita una lettura per un target di età giovane vista la profondità
dell’argomento.
La storia d'amore tra Roman e Aysel è solo la semplice cornice a
questo romanzo, la protagonista indiscussa è la vita nei suoi infiniti
tormenti, lotte e speranze. Aysel cinica e depressa, troppo giovane per i problemi che
porta sulle proprie spalle, troppo
giovane per tanta crudeltà, troppo piccola per avere una tristezza così
grande dentro di sé (un buco nero immenso che risucchia tutta la sua linfa… la
depressione). Le colpe del padre ricadono come un macigno sulla ragazza.
La musica, specialmente quella classica,
specialmente la Messa di Requiem in re minore di Mozart, ha una sua energia.
Se la ascolti bene, senti l’archetto del violino che esita sulle corde,
pronto a infiammare le note. A farle vibrare.
E, una volta nell'aria, si scontrano l’una contro l’altra. Fanno scintille.
Esplodono.
Passo un sacco di tempo a domandarmi come sia morire.
Che suono abbia. Se anch'io finirò per scoppiare come quelle note, lanciando le mie ultime grida di dolore, per poi tacere per sempre. O mi trasformerò in un vago rumore di sottofondo che si avverte a malapena, tendendo l’orecchio.
specialmente la Messa di Requiem in re minore di Mozart, ha una sua energia.
Se la ascolti bene, senti l’archetto del violino che esita sulle corde,
pronto a infiammare le note. A farle vibrare.
E, una volta nell'aria, si scontrano l’una contro l’altra. Fanno scintille.
Esplodono.
Passo un sacco di tempo a domandarmi come sia morire.
Che suono abbia. Se anch'io finirò per scoppiare come quelle note, lanciando le mie ultime grida di dolore, per poi tacere per sempre. O mi trasformerò in un vago rumore di sottofondo che si avverte a malapena, tendendo l’orecchio.
Roman è la forza
trainante, il “catalizzatore” delle speranze, per lui saresti disposta a tutto
talmente è incoraggiante la sua personalità. Anche lui con un bagaglio non
indifferente, ma con una figura materna più stabile e presente, che spera
fortemente che questa giovane ragazza possa ridarle un figlio “vivo”.
"Voglio che tu sappia che non sei affatto come tuo padre.
Capito? Io ti conosco, Aysel. Non potresti mai fare una cosa del genere. "
Mi prende il viso tra le mani, quasi cullandolo."
Ma allora perché mi manca così tanto?"
Ho il naso a pochi centimetri da quello di Roman e vorrei distogliere lo sguardo,
ma non ci riesco. Lui mi stringe ancora di più, avvolgendomi con le braccia.
"Perché sei umana. Nessuno è completamente cattivo o completamente buono.
Sono sicuro che hai passato anche dei bei momenti con tuo padre. È logico che ti manchi."
Capito? Io ti conosco, Aysel. Non potresti mai fare una cosa del genere. "
Mi prende il viso tra le mani, quasi cullandolo."
Ma allora perché mi manca così tanto?"
Ho il naso a pochi centimetri da quello di Roman e vorrei distogliere lo sguardo,
ma non ci riesco. Lui mi stringe ancora di più, avvolgendomi con le braccia.
"Perché sei umana. Nessuno è completamente cattivo o completamente buono.
Sono sicuro che hai passato anche dei bei momenti con tuo padre. È logico che ti manchi."
Un libro che ti fa sperare sino all’ultima
pagina, in un finale meno doloroso, la voglia di poter fare quel passo indietro
e fermare il tutto. Un epilogo realistico (troppo purtroppo), un percorso di crescita, di cambiamento, di
accettazione.
L’amore tra i due riesce a rimettere tutto
in discussione, tutto sembra più semplice, più sopportabile. Anche la
depressione sembra curabile.
"Come hai potuto? "
"Tu non volevi più" dice.
"Lo so. E io non volevo che tu lo facessi. Sei troppo importante perché ti vedessi morire. Voglio che tu continui a vivere, Aysel. Perciò ho fatto tutto da solo, perché volevo salvarti."
"Tu non volevi più" dice.
"Lo so. E io non volevo che tu lo facessi. Sei troppo importante perché ti vedessi morire. Voglio che tu continui a vivere, Aysel. Perciò ho fatto tutto da solo, perché volevo salvarti."
Vi consiglio assolutamente di leggerlo,
apprezzerete meglio tutto il vostro quotidiano dopo e forse darete per scontate
molte meno cose. Vi porterà a riflettere riga dopo riga sul peso delle parole,
delle azioni.
Le nostre mani sono intrecciate e lei stringe ancora di più la
presa.
"Parlami della tua tristezza, Aysel. Hai bisogno di vedere qualcuno? "
Distolgo lo sguardo. "Non lo so."
Da quando ho memoria, sono sempre stata terrorizzata dall'idea di raccontare la mia tristezza, per paura che apparisse come il segno inconfutabile della mia follia ereditaria. Ma adesso mi rendo conto che non potrò mai cancellare il gesto di mio padre o il fatto che quel pomeriggio non fossi lì a impedirgli di compierlo.
"Parlami della tua tristezza, Aysel. Hai bisogno di vedere qualcuno? "
Distolgo lo sguardo. "Non lo so."
Da quando ho memoria, sono sempre stata terrorizzata dall'idea di raccontare la mia tristezza, per paura che apparisse come il segno inconfutabile della mia follia ereditaria. Ma adesso mi rendo conto che non potrò mai cancellare il gesto di mio padre o il fatto che quel pomeriggio non fossi lì a impedirgli di compierlo.
Sembra una storia così triste :'( ...però quando una storia fà riflettere su cose importanti, per me è sempre un punto a favore!
RispondiElimina