Autore: Carolina De Robertis
Casa editrice: Garzanti
Pag.: 450
Costo: 18,60
TRAMA
Primo gennaio 1900. Il primo giorno del secolo non è mai come gli altri, men che meno a Tacuarembò, minuscolo villaggio del Sudamerica. La folla è radunata intorno all'albero più grande del paese e non crede ai propri occhi: la piccola Pajarita è tornata. Rifiutata dal padre, era scomparsa pochi mesi dopo la nascita e l'avevano data per morta. Eppure ora è lì, in cima, appollaiata sopra un ramo sottile. Ha un anno ormai e negli occhi, neri e vivaci, ha la stessa luce di quando è nata. Per alcuni si tratta di un miracolo, per altri è una strega, ma una cosa è certa: d'ora in poi per tutti Pajarita sarà "la bambina nata due volte", una ragazzina circondata di mistero, con un talento speciale per curare con le erbe. Un dono prezioso che anni dopo, ormai donna fiera e determinata, le permette di sopravvivere a Montevideo sola contro tutti, insieme ai propri bambini. Ma la figlia Eva, fragile e tremendamente testarda, vuole realizzare un sogno, diventare poetessa. E per farlo fugge, verso le luci di Buenos Aires, la città che scintilla delle promesse di Evita Peron. E mentre i fermenti rivoluzionari attraversano con forza tutto il continente, spetta a Salomé, l'ultima discendente, restituire alle donne della sua famiglia e del suo paese quello che meritano. Dalle lussureggianti e incantate colline di Rio de Janeiro ai vicoli oscuri di Montevideo, dalle strade scintillanti di Buenos Aires fino alle piazze rivoluzionarie di Cuba, la storia di tre generazioni di donne indimenticabili.
IL COMMENTO DI PATRIZIA
In questo romanzo la storia è per la maggior parte sfuggente, non si arriva mai al nocciolo delle motivazioni dei personaggi e dei loro segreti. E' un libro nebuloso, grigio nella narrazione, poco coinvolgente. Non mi è piaciuto, non lascia emozioni, anzi, annoia; freddo e distaccato nel descrivere le situazioni. Se non fosse perché odio abbandonare un libro una volta iniziato, probabilmente avrei smesso alla fine del primo racconto, non ho percepito una sola emozione se non la noia. Un libro deve trasmettere emozioni intense. far sognare o far riflettere, invece qua il nulla assoluto.
La scrittrice uruguayana, di chiare origini italiane, crea questa saga di una famiglia di Paysandù, al confine fra l'Uruguay e l'Argentina, attraverso gli occhi di tre donne, di generazioni successive: Pajarita, Eva e Salomé. La storia del Sudamerica e del mondo intero, scorrono sullo sfondo del romanzo, dagli anni '20 in poi, emergendo via via dal racconto e coinvolgendo sempre di più le tre donne. I protagonisti maschili sono poco più di un ronzio di fondo e, quando emergono, non sono certo figure positive, anzi fanno pensare alla totale inesistenza del Principe Azzurro, tutto è triste e negativo intorno ad essi.
Il primo racconto ci parla di Pajarita, simbolo per eccellenza della famiglia, cole che riesce con grandi sacrifici a mantenere i figli e a darne alla luce un altro quando il marito non torna più a casa, una donna che riesce a perdonare e a ricostruire un nido caldo, accogliente e sicuro dove tutti possono trovare rifugio. E' la donna ingenua, semplice per eccellenza. Con lo scorrere delle pagine (il ritmo è così lento che la voglia di proseguire la lettura mi ha più volte abbandonata) vedremo il mutare del paese, l'arrivo del boom economico, delle grandi costruzioni e anche il mutare dei personaggi. Scopriremo la violenza, l'ignoranza e la forza di colei che nonostante tutto continua ad amare e a perdonare un uomo violento.
Nel secondo racconto incontriamo Eva, la figlia di Pajarita, tormentata dal suo talento per la poesia e che caparbiamente riuscirà ad avere successo e a scegliere ciò che ritiene meglio per lei anche se questo significa andare contro le regole tradizionali. Da sfondo l'Argentina con l'ascesa di Peron, il matrimonio con la scandalosa Evita (e qui da vera fan del periodo, innamorata profondamente del musical di Madonna sono finalmente riuscita a integrarmi col romanzo). Devo dire che delle tre storie è questa quella che mi è piaciuta. Eva è descritta come un gatto selvatico, elegante, irrequieto, mutevole ed intelligente. La poesia le dà la forza di combattere, di resistere alla violenza, ai tradimenti e alle sconfitte della vita. Il suo grande amore "di convenienza" Roberto, si rivelerà un personaggio misero. L'amico d'infanzia Andreas sarà il personaggio che più ci stupirà anche se di per sé è quasi inutile, perché è descritto pochissimo.
Per ultimo il racconto di Salomé, sognatrice, curiosa, intelligente, vibrante di emozioni forti, pronta a sacrificare tutto per il suo paese. Da sfondo la rivoluzione cubana, la dittatura di Castro, l'assassinio di Che Guevara, la nascita del movimento di liberazione nazionale dell'Uruguay. Innamorata del suo paese, deluderà la famiglia pur di lottare per l'indipendenza. Trascorrerà dieci anni in un carcere femminile, vittima di ogni tipo di sopruso, violenza. Innamorata della vita, del suo Tinto (il primo grande amore, eroe della ribellione). Si ritroverà svuotata, invecchiata, senza più sogni, senza più amore, perché lui invece di aspettare l'amata si è rifatto una vita.
In questo romanzo i personaggi maschili non sono eroi, non sono fedeli, né gentili, né innamorati... l'amore viene descritto sempre in maniera brutale, carnale che non produce mai emozioni anzi dà quasi ribrezzo.
Il primo racconto ci parla di Pajarita, simbolo per eccellenza della famiglia, cole che riesce con grandi sacrifici a mantenere i figli e a darne alla luce un altro quando il marito non torna più a casa, una donna che riesce a perdonare e a ricostruire un nido caldo, accogliente e sicuro dove tutti possono trovare rifugio. E' la donna ingenua, semplice per eccellenza. Con lo scorrere delle pagine (il ritmo è così lento che la voglia di proseguire la lettura mi ha più volte abbandonata) vedremo il mutare del paese, l'arrivo del boom economico, delle grandi costruzioni e anche il mutare dei personaggi. Scopriremo la violenza, l'ignoranza e la forza di colei che nonostante tutto continua ad amare e a perdonare un uomo violento.
Nel secondo racconto incontriamo Eva, la figlia di Pajarita, tormentata dal suo talento per la poesia e che caparbiamente riuscirà ad avere successo e a scegliere ciò che ritiene meglio per lei anche se questo significa andare contro le regole tradizionali. Da sfondo l'Argentina con l'ascesa di Peron, il matrimonio con la scandalosa Evita (e qui da vera fan del periodo, innamorata profondamente del musical di Madonna sono finalmente riuscita a integrarmi col romanzo). Devo dire che delle tre storie è questa quella che mi è piaciuta. Eva è descritta come un gatto selvatico, elegante, irrequieto, mutevole ed intelligente. La poesia le dà la forza di combattere, di resistere alla violenza, ai tradimenti e alle sconfitte della vita. Il suo grande amore "di convenienza" Roberto, si rivelerà un personaggio misero. L'amico d'infanzia Andreas sarà il personaggio che più ci stupirà anche se di per sé è quasi inutile, perché è descritto pochissimo.
Per ultimo il racconto di Salomé, sognatrice, curiosa, intelligente, vibrante di emozioni forti, pronta a sacrificare tutto per il suo paese. Da sfondo la rivoluzione cubana, la dittatura di Castro, l'assassinio di Che Guevara, la nascita del movimento di liberazione nazionale dell'Uruguay. Innamorata del suo paese, deluderà la famiglia pur di lottare per l'indipendenza. Trascorrerà dieci anni in un carcere femminile, vittima di ogni tipo di sopruso, violenza. Innamorata della vita, del suo Tinto (il primo grande amore, eroe della ribellione). Si ritroverà svuotata, invecchiata, senza più sogni, senza più amore, perché lui invece di aspettare l'amata si è rifatto una vita.
In questo romanzo i personaggi maschili non sono eroi, non sono fedeli, né gentili, né innamorati... l'amore viene descritto sempre in maniera brutale, carnale che non produce mai emozioni anzi dà quasi ribrezzo.
"certi passi sono definitivi e non si può tornare indietro, impossibile sapere se si è pronti o no
anche solo per vedere la strada che si ha davanti, si può solo fissare lo sguardo in un buio pieno di fiochi bagliori"
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