Autore: Christina Baker Kline
Casa editrice: Giunti
Pag.: 320
Costo: 6,90 cartaceo
Trama
Molly ha solo diciassette anni ma continua a finire nei guai. Figlia ribelle di due genitori adottivi, è sotto la tutela dei servizi sociali e ogni pomeriggio deve aiutare l'anziana Vivian nelle pulizie di casa. L'incontro tra le due non è certo dei più promettenti: Molly ha sempre il broncio, parla a monosillabi, veste totalmente di nero e ha sfumature blu notte nei capelli. Ma Vivian è una donna speciale a cui la vita ha tolto e regalato tanto: non si fa certo intimidire dall'aspetto di Molly. Per di più, le due hanno qualcosa di molto profondo che le unisce: anche Vivian infatti è un'orfana che, come tanti altri bambini della sua epoca, venne messa sul 'Treno degli orfani' per trovare famiglia. E quando Molly capisce di poterla aiutare a dipanare il mistero che da tanti anni la perseguita, la scintilla dell'amicizia più grande e sincera libererà entrambe.
Il commento di Iaia
La vera protagonista di questa storia è Vivian, una donna di
91 anni, che racconta la sua vita da quando è partita con la sua famiglia
dall'Irlanda, quando aveva 9 anni, per andare in America nel 1929. Poi c'è un
altro personaggio importante ed è Molly, una ragazza di 17 anni, e siamo nel
2011, orfana e in affidamento presso una famiglia con cui non si trova bene.
L'incontro tra queste due figure influenzerà le due donne.
L'anziana verrà a conoscenza di una persona che lei stessa credeva di non
rivedere più e la giovane cambierà il suo atteggiamento da dura a molto più
morbida e a fidarsi sempre più del mondo adulto.
Il romanzo mi è piaciuto moltissimo, scritto molto bene,
fluido, e qui vorrei fare un inciso. Spendere una parola per Sara Reggiani, che
ha tradotto questo libro, secondo me, in modo egregio. Non ho trovato refusi,
non ho trovato errori grammaticali, né frasi incongruenti. Si vede una persona
con padronanza di linguaggio e conoscenza dei due idiomi. (Cosa rara!!! Molti
libri tradotti sembrano scritti con sottomano Google traduttore).
Vivian, durante la sua giovanissima età, ha passato un
biennio d'inferno, come tanti orfani che vivevano a New York e ha fatto parte
di quel viaggio che da New York portava i bambini nel Midwest. Il treno era
chiamato "Il treno degli orfani".
E' un libro per certi versi triste, visto l'argomento, ma
l'autrice è riuscita a farmi avvincere e notare le differenze, e in alcuni
casi, la non differenza, tra gli orfani del 1929 e quelli della nostra epoca.
Un romanzo che fa riflettere, che dà speranza e che fa
conoscere una dura realtà di quel tempo lontano.
Consiglio vivamente la lettura perché oltre a esserE scritto
molto bene, si viene informati di un pezzetto di storia americana meno nota.
L'autrice, infatti, ha inventato questi personaggi, ma si è documentata presso
le varie associazioni che hanno raccolto testimonianze e documenti di
tantissimi orfani dell'epoca.
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