Autore: Laurie Halse Anderson
Casa editrice: Giunti
Collana: Tascabili Giunti
Pag.: 352
Costo: 5,90
Trama
Lia e Cassie sono amiche dall'infanzia, ragazze congelate nei loro fragili corpi, in competizione in un'assurda gara mortale per stabilire chi tra loro sarà la più magra. Lia conta maniacalmente le calorie di tutto quello che mangia e di notte quando i suoi non la vedono si sfinisce di ginnastica per bruciare i grassi. Le poche volte che mangia, cerca di ingerire cose che la feriscono, come cibi ultrapiccanti, in modo da "punirsi" per aver mangiato. Si ingozza d'acqua per ingannare la bilancia nei giorni in cui la pesano. Quando eccede nel cibo ricorre ai lassativi e passa il tempo a leggere i blog di ragazze con disturbi alimentari che si sostengono a vicenda. Nel suo libro L. H. Anderson esplora l'impressionante discesa di una ragazza nel vortice dell'anoressia.
Il commento di Dolci
::stupida/brutta/stupida/stronza/stupida/grassa/
stupida/bambina/stupida/sfigata/stupida/persa::
Wintergirls è un libro bello, ma crudo. Narrato in prima
persona dalla protagonista Lia, ci introduce nel mondo dell'anoressia con uno
stile diretto ma al tempo stesso delicato.
La storia si apre con la morte di Cassie, migliore amica
della protagonista. Ritrovata da sola in una stanza di motel, all'inizio non
sappiamo quale sia la causa della morte. Piano piano, attraverso i pensieri di
Lia, veniamo a conoscenza della vita segreta delle due ragazze afflitte da
bulimia (Cassie) ed anoressia (Lia). All'apparenza sono due ragazze normali che
sembrano avere tutto ciò che vogliono, ma che in realtà si sentono sole e non comprese.
Sapevo quanto facesse male essere la figlia di gente che non riesce a
vederti,
nemmeno se gli stai davanti e batti i piedi.
Non è facile parlare di questo libro, perché il problema
trattato in questo romanzo è molto serio. Attraverso le sue pagine veniamo a
conoscenza delle paure, spesso ingiustificate, della ragazza. I mille modi in
cui riesce ad ingannare i genitori facendo credere loro che va tutto bene. In
questo caso ho apprezzato molto che sia solo il punto di vista di Lia ad essere
ascoltato. Mi è piaciuto che i personaggi che interagiscono con lei rimangano
come di contorno.
Ascolta
i sussurri che di notte ti si annidano in testa,
ti dicono che sei brutta e
grassa e stupida e stronza e, peggio ancora, “una delusione”. Vomita e crepa di
fame e tagliati e bevi perché non vuoi sentire nulla di tutto questo. Vomita e
crepa di fame e tagliati e bevi perché hai bisogno di un anestetico e funziona.
Per un po’. Ma poi l’anestetico diventa veleno e a quel punto è troppo tardi
perché te lo sei iniettato dritto nell’anima.
Ti sta distruggendo e non puoi
farne a meno.
==========
Tiro
fuori un braccio dall’acqua. È un tronco.
Lo rimetto dentro e sembra ancora più
grosso.
La gente guarda il tronco e vede un ramoscello.
Mi sgridano perché non
riesco a vedere quello che vedono loro.
Nessuno sa spiegarmi perché i miei
occhi funzionano in modo diverso dai loro.
Nessuno riesce a trovare una
soluzione.
E' doloroso leggere di come lei conti ogni caloria che
ingerisce, con la paura di assumerne troppe e di come si punisce con gli
allenamenti massacranti di step quando crede di aver mangiato troppo. Fa
tenerezza quando Lia guarda gli altri mangiare senza pensare alle calorie, ai
grassi, alle misure del corpo.
Ma
come fa? Non riesco a ricordarmi di come sia mangiare senza pensarci,
senza
calcolare le calorie e i grassi contenuti e senza misurarmi i fianchi e le
cosce per vedere se me lo merito e di solito decidere che no, non me lo merito,
così mi mordo la lingua finché non sanguina e mi chiudo la mandibola con delle
bugie mentre una tenia cieca mi si avvolge intorno alla trachea,
respirando
rumorosamente e spingendo per arrivarmi al cervello.
Mi è piaciuto anche lo stile narrativo con cui è raccontata
la vicenda. Sembra una narrazione confusionale, ma è proprio perché sono i
pensieri di Lia ad essere confusi. Le parole "sbarrate" che in realtà
sono i suoi pensieri più veri, anche se lei li nega.
Quello che non mi ha fatto dare il punteggio pieno al libro
è stato il finale. Troppo frettoloso, quasi "fiabesco". Non l'ho
trovato affatto realistico, mentre il resto del romanzo era praticamente
perfetto nello sviscerare i sentimenti della protagonista.
40
chili.
Potrei dire di essere contenta, ma sarebbe una bugia.
Il numero non
importa.
Se arrivassi a 30, vorrei pesare 29.
Se ne pesassi 5, vorrei pesarne
3. L’unico numero che mi basterebbe è 0.
Zero chili, zero vita, taglia zero, zero peso, zero e basta.
Zero a
tennis è love, amore. Finalmente ho capito perché.
Bella recensione!! Anche io ho letto questo libro qualche anno fa e sono d'accordo con te nel giudizio e nel finale. Spero di leggere presto qualcos'altro di questa autrice.
RispondiEliminadev'essere molto forte! Belle le frasi riportate
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