Autore: Cristina Cassar Scalia
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Pag.: 468
Costo: 19,90
Trama
È il 1968 quando il notaio Saglimbeni decide di tornare in Sicilia con la famiglia, dopo una lunga assenza. Vittoria, la figlia più giovane, indipendente e contestatrice ma legata al padre, non ha potuto che assecondare il suo desiderio e trasferirsi in quella terra sconosciuta che da sempre lui le ha insegnato ad amare. A Montuoro, per Vicki, cresciuta a Roma e appassionata di fotografia e di auto da corsa, l'impatto con una società conservatrice, ai suoi occhi maschilista, formale e schiava dei pregiudizi, è destabilizzante. In mezzo a tante conoscenze, saranno poche vere amicizie ad aiutarla a inserirsi nella realtà del paese. Quello di Diego Ranieri è un nome ricorrente negli ambienti a lei più vicini, un volto conosciuto che all'improvviso entra con prepotenza nella sua vita. Ombroso e sfuggente, ancorato a una mentalità assai diversa dalla sua ma capace di legarla a sé come nessun altro, Diego porta i segni di un passato doloroso da cui stenta ad affrancarsi, e con cui lei dovrà fare presto i conti. Divisa tra sentimento e orgoglio, Vicki trova nella facoltà di Architettura di Palermo, in piena occupazione, un rifugio in cui sentirsi meno estranea. Armata di macchina fotografica, inizia a scoprire la città, a conoscerne la bellezza enigmatica e i lati oscuri, fino a rimanerne stregata. E proprio per le strade di Palermo la sua storia s'intreccerà con quella, drammatica, di zia Rosetta, la cui apparenza mai lascerebbe intuire cosa nasconde il suo passato. Due donne unite dal coraggio con cui affrontano le prove che la vita ha loro riservato. Sullo sfondo di palazzi nobiliari e aspri paesaggi di campagna, le vicende di due famiglie colte in un importante momento storico ci conducono attraverso una Sicilia indolente e sensuale, al cui fascino è impossibile sottrarsi.
Il mio commento
Ci sono posti che ognuno di noi desidera almeno una volta nella vita visitare, la Sicilia è una di quelle terre che quando la attraversi, non riesci a non guardare oltre, devi soffermarti, ascoltare il singolare chiacchiericcio delle persone, sentire i profumi che una terra del genere emana, le tradizioni così radicate tanto da diventare un tutt'uno con la vita che passa, trascorre senza fermarsi mai.
Le stanze dello scirocco è un romanzo particolare, che scopri pagina dopo pagina, che ti risucchia in un vortice fatto di passioni, sentimenti, storie, e non riesci a mollarlo fino alla fine perché devi leggerlo, perché devi scoprire cosa si nasconde dietro...
In una Sicilia in bilico tra vecchio e nuovo, tra passato e presente, un paese che assiste al cambiamento, che partecipa a quella voglia di modernità, ci sono uomini e donne che invece del cambiamento non ne hanno proprio bisogno, mentre ci sono altri che ne hanno fatto una questione personale. In tutto questo storie, amori che si incrociano, ambienti che raccontano di passioni nascoste, celate, in tutto questo la vita di famiglie che si intrecciano inesorabilmente, indelebilmente...
Vittoria, giovane, ambiziosa, testarda, una donna moderna in una terra, la Sicilia, costruita sui silenzi, sulle occhiate, sulle parole che girano intorno a un caffè e poi Diego, che di quella terra ne è parte integrante, con un passato che brucia, che chiude le porte davanti all'amore, davanti agli di quella ragazza così solare, così perspicace, che porta una ventata di freschezza nella sua vita.
"Non ci si innamora di qualcuno soltanto perché andrebbe meglio,
ci si innamora e basta,
senza scegliere.
Ed è l'unica cosa per cui valga la pena di sacrificare se stessi,
perché farlo per amore non è un sacrificio...
Finché non ci si innamora davvero non si può capire quanto possa essere assoluto un sentimento".
Il romanzo ambientato in una Sicilia degli anni '60, alle prese con le occupazioni universitarie, si immerge in un passato ancora più oscuro, un passato che vede come protagonista, zia Rosetta, una donna che all'apparenza dedica il suo status di zitella al benessere di suo fratello, ma anche lei nasconde nel suo cuore, nei suoi gesti, un segreto che solo la memoria ne porta il ricordo, e che nessuna ne parla. Una di quelle storie che legano la vita di una donna indissolubilmente alle sue scelte, che passano di bocca in bocca...
E' la scoperta di Vittoria che rimbalza, che cambia la visione di una zia così austera, cambiando tutti i meccanismi di una società chiusa nel proprio ambiente.
Questo romanzo mi è piaciuto, e tanto, il dialetto, le frasi sconnesse, i personaggi, gli ambienti, i sapori e gli odori di una terra da scoprire sono tutti presenti, senza nessuna eccezione, le stanze dello scirocco creano un atmosfera suggestiva, lo sgorgare dell'acqua, il profumo della terra bagnata, il vento che trasporta emozioni rivelate solo a pochi...
Intervista a Cristina Cassar Scalia autrice del romanzo Le stanze dello scirocco:
Buongiorno Cristina,
innanzitutto grazie per la disponibilità, ho letto il tuo
romanzo con il fiato sospeso fino all'ultimo momento.
Qualcuno penserebbe: "ma
mica ha scritto un suspense".
Ma io consiglierei di leggerlo perché è questa la
sensazione che mi ha accompagnata lungo tutto la lettura.
Il motivo è semplice:
scoprire il reale significato e non solo simbolico del titolo del tuo romanzo.
Le stanze dello
scirocco hanno alimentato le mia voracità di conoscenza e più volte mi sono
domandata dove e quando
finalmente avrei capito il loro significato.
Questa mia domanda la giro a te
(scusami se ti do del tu):
perché la scelta di
dare un titolo così enigmatico? Perché la mia prima impressione è stata che il
riferimento alle stanze fosse da riferire a quei vecchi palazzi che hanno fatto
la storia della Sicilia.
- Le stanze dello scirocco sono ambienti suggestivi e
affascinanti, caratteristici delle dimore nobiliari siciliane, in particolar
modo di quelle della Sicilia occidentale. Quando lo scirocco - il vento
siciliano per antonomasia - arroventava l’aria, quegli ipogei erano una sorta
di rifugio, in cui anche il tempo assumeva un’altra dimensione. Nel romanzo
sono una sorta di filo conduttore, soprattutto per la protagonista, che in esse
vive momenti importanti sia per la sua storia personale sia per quella
professionale.
Hai scelto in questo
romanzo di parlare della tua terra, ma non quella a noi contemporanea, anzi hai
intrecciato nella storia di Vittoria due eventi importanti per la Sicilia, per
l'Italia intera: la seconda guerra mondiale e il periodo sessantottino, la
rivoluzione universitaria. In questo incrocio mi è sembrato di vedere un
qualcosa di diverso dalla narrazione in primo piano di Vittoria e Diego; mi è sembrato come se tu volessi
affiancare alla visione che Vittoria si era costruita della Sicilia e dei
siciliani l’idea che ci sono donne che hanno sovvertito il piccolo sistema in
cui vivevano mostrando una forza fuori dal comune. È così? Cosa hai cercato di
trasmettere attraverso la figura di zia Rosetta?
- Il libro è costellato di figure femminili forti, anche tra i
personaggi meno importanti.
Zia Rosetta rappresenta tutte quelle donne che, armate di forza
d’animo, osteggiate dalla società, perseguono nell’ombra, coraggiosamente, i
propri obiettivi. Donne capaci di
amare al punto di sacrificare un’intera vita. La storia di Vicki, s’intreccia
in modo indissolubile con quella della zia. Le vicende a essa correlate hanno
nel romanzo la stessa importanza di quelle che riguardano in primo piano lei e
Diego.
Hai spesso
puntualizzato come Enzo, il padre di Vittoria, abbia una visione della vita più
aperta rispetto ai suoi conterranei, e che Vicky gli assomigli molto, però
spesso parli anche del forte senso di appartenenza che lei prova verso questa
terra, la Sicilia? Cosa intendi quando scrivi ciò?
Vicki è nata in Sicilia. Il percorso che compie dal momento in
cui torna nella terra natia, la
conduce lì dove non avrebbe mai pensato di
arrivare: al punto di sentire quella terra come
casa propria.
Al punto di
sentirsi lei stessa davvero siciliana, come suo padre ha sempre voluto.
Il tuo racconto parla
di tradizioni, di quelle tradizioni radicate più che nel cuore, nella mente
delle persone, nei modi di fare, nel chiacchiericcio da bar o da sala da dopo
lavoro. Perché non ti sei fermata alla
sola storia d'amore tra Vittoria e Diego?
Quello che volevo scrivere non era una storia d’amore ma un romanzo
siciliano, che nella sua trama conteneva una storia d’amore. Anzi due, perché
non va dimenticato che quella di Rosetta è una vicenda mossa da un grande
amore. Perciò l’ambiente, i salotti, il circolo, la società siciliana di una
volta, con la sua mentalità e tutti i suoi limiti ma anche con le sue belle
tradizioni, sono protagonisti tanto quanto lo sono Vittoria, Diego e i
personaggi intorno a loro.
Ora parliamo di
Vittoria, della sua forza, della sua indipendenza, della sua
“continentalità”; e di Diego, con un
passato che ha reso la sua vita terra bruciata, un dolore che lo ha soffocato
nel tempo e soprattutto la paura e la convinzione che solo davanti alla fuga i
problemi possano scomparire. Hai fatto incrociare due anime molto diverse, due
fronti opposti. Come sei riuscita a calibrare queste due visioni?
Sono due anime destinate a incrociarsi, e a smussare gli spigoli delle
loro posizioni antitetiche. Questo non può avvenire se non affrontando paure e incertezze,
fino ad accettarsi abbandonando ogni riserva, senza più nascondersi né fuggire,
e mettendo da parte l’orgoglio.
Quanto c'è di te,
della tua personale visione della Sicilia in questo romanzo?
- Ho riempito il romanzo di dettagli ed episodi tratti dai
racconti che ho ascoltato in tanti anni dalle persone vicine. E di ricordi.
L’ho fatto senza neppure rendermene conto, ma ne sono felice. Amo la mia terra,
con tutte le sue meraviglie e nonostante le sue problematicità, e sono fiera di
essere siciliana. La mia personale visione della Sicilia è sicuramente nascosta
tra le righe, pur se modificata in funzione dell’epoca in cui si svolge la
vicenda.
Ho avuto il piacere di
leggere anche La seconda estate e ho
appezzato entrambi i romanzi, forse questo più del primo. Ho notato che hai una
narrazione rivolta più che altro al passato: in La seconda estate parti dagli anni '80 per tornare indietro agli anni
'60, in
Le stanze dello scirocco invece siamo
prima negli anni '60 per poi andare ancora più indietro alla seconda guerra
mondiale. La narrazione a ritroso, fatta di ricordi, è a te più congeniale per
costruire i tuoi personaggi, le tue storie?
Nel passato trovo sempre spunti più efficaci, e che mi affascinano di
più. Sono epoche che, nel bene o nel male, hanno lasciato un segno nella nostra
storia. Il sessantotto è stato un momento importante, cui non nascondo che mi
sarebbe piaciuto assistere, specialmente nel suo primo periodo, quello più
idealista. Scrivere di quell’epoca, per esempio, mi ha permesso di ritrarre una
Sicilia che oggi è quasi scomparsa, cogliendola in quel momento di passaggio in
cui era ancora evidente il divario tra le grandi città del nord e la società
siciliana, dove la rivoluzione dei costumi stentava ad arrivare.
La seconda guerra mondiale, invece, è stata uno dei momenti più
funesti della nostra storia, di cui non finiamo mai di scoprire nuovi lati
oscuri e che non bisognerebbe mai smettere di raccontare.
Ok, spero di non
essere stata molto contorta, e ancora una volta ti ringrazio per la
disponibilità
Grazie Floriana
La seconda estate, primo romanzo dell'autrice, se volete conoscere la mia opinione: (recensione)
Mi piace molto l'ambientazione *_* mi sono innamorata della sicilia da quando ho letto storia di una capinera!
RispondiEliminaComplimenti a Floriana per l'intervista! Una di quelle che invogliano alla lettura e ti preparano ad avvicinarti alla storia col giusto atteggiamento mentale!
Grazie Valentina, è un romanzo che ti entra nel cuore e sono felice che anche attraverso l'intervista ti abbia invogliato alla lettura!
Eliminawow che bella anche l'intervista! E che voglia di visitare la Sicilia...
RispondiEliminaChiara forse il romanzo non è nelle tue corde di lettura però io te lo consiglio!!!
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