giovedì 11 giugno 2015

Recensione e intervista: Le stanze dello scirocco raccontate da Cristina Cassar Scalia

Titolo: Le stanze dello scirocco
Autore: Cristina Cassar Scalia
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Pag.: 468
Costo: 19,90













Trama
È il 1968 quando il notaio Saglimbeni decide di tornare in Sicilia con la famiglia, dopo una lunga assenza. Vittoria, la figlia più giovane, indipendente e contestatrice ma legata al padre, non ha potuto che assecondare il suo desiderio e trasferirsi in quella terra sconosciuta che da sempre lui le ha insegnato ad amare. A Montuoro, per Vicki, cresciuta a Roma e appassionata di fotografia e di auto da corsa, l'impatto con una società conservatrice, ai suoi occhi maschilista, formale e schiava dei pregiudizi, è destabilizzante. In mezzo a tante conoscenze, saranno poche vere amicizie ad aiutarla a inserirsi nella realtà del paese. Quello di Diego Ranieri è un nome ricorrente negli ambienti a lei più vicini, un volto conosciuto che all'improvviso entra con prepotenza nella sua vita. Ombroso e sfuggente, ancorato a una mentalità assai diversa dalla sua ma capace di legarla a sé come nessun altro, Diego porta i segni di un passato doloroso da cui stenta ad affrancarsi, e con cui lei dovrà fare presto i conti. Divisa tra sentimento e orgoglio, Vicki trova nella facoltà di Architettura di Palermo, in piena occupazione, un rifugio in cui sentirsi meno estranea. Armata di macchina fotografica, inizia a scoprire la città, a conoscerne la bellezza enigmatica e i lati oscuri, fino a rimanerne stregata. E proprio per le strade di Palermo la sua storia s'intreccerà con quella, drammatica, di zia Rosetta, la cui apparenza mai lascerebbe intuire cosa nasconde il suo passato. Due donne unite dal coraggio con cui affrontano le prove che la vita ha loro riservato. Sullo sfondo di palazzi nobiliari e aspri paesaggi di campagna, le vicende di due famiglie colte in un importante momento storico ci conducono attraverso una Sicilia indolente e sensuale, al cui fascino è impossibile sottrarsi.


Il mio commento

Ci sono posti che ognuno di noi desidera almeno una volta nella vita visitare, la Sicilia è una di quelle terre che quando la attraversi, non riesci a non guardare oltre, devi soffermarti, ascoltare il singolare chiacchiericcio delle persone, sentire i profumi che una terra del genere emana, le tradizioni così radicate tanto da diventare un tutt'uno con la vita che passa, trascorre senza fermarsi mai.
Le stanze dello scirocco è un romanzo particolare, che scopri pagina dopo pagina, che ti risucchia in un vortice fatto di passioni, sentimenti, storie, e non riesci a mollarlo fino alla fine perché devi leggerlo, perché devi scoprire cosa si nasconde dietro...
In una Sicilia in bilico tra vecchio e nuovo, tra passato e presente, un paese che assiste al cambiamento, che partecipa a quella voglia di modernità, ci sono uomini e donne che invece del cambiamento non ne hanno proprio bisogno, mentre ci sono altri che ne hanno fatto una questione personale. In tutto questo storie, amori che si incrociano, ambienti che raccontano di passioni nascoste, celate, in tutto questo la vita di famiglie che si intrecciano inesorabilmente, indelebilmente... 
Vittoria, giovane, ambiziosa, testarda, una donna moderna in una terra, la Sicilia, costruita sui silenzi, sulle occhiate, sulle parole che girano intorno a un caffè e poi Diego, che di quella terra ne è parte integrante, con un passato che brucia, che chiude le porte davanti all'amore, davanti agli di quella ragazza così solare, così perspicace, che porta una ventata di freschezza nella sua vita.

"Non ci si innamora di qualcuno soltanto perché andrebbe meglio,
ci si innamora e basta, 
senza scegliere.
Ed è l'unica cosa per cui valga la pena di sacrificare se stessi,
perché farlo per amore non è un sacrificio...
Finché non ci si innamora davvero non si può capire quanto possa essere assoluto un sentimento".

Il romanzo ambientato in una Sicilia degli anni '60, alle prese con le occupazioni universitarie, si immerge in un passato ancora più oscuro, un passato che vede come protagonista, zia Rosetta, una donna che all'apparenza dedica il suo status di zitella al benessere di suo fratello, ma anche lei nasconde nel suo cuore, nei suoi gesti, un segreto che solo la memoria ne porta il ricordo, e che nessuna ne parla. Una di quelle storie che legano la vita di una donna indissolubilmente alle sue scelte, che passano di bocca in bocca...
E' la scoperta di Vittoria che rimbalza, che cambia la visione di una zia così austera, cambiando tutti i meccanismi di una società chiusa nel proprio ambiente.
Questo romanzo mi è piaciuto, e tanto, il dialetto, le frasi sconnesse, i personaggi, gli ambienti, i sapori e gli odori di una terra da scoprire sono tutti presenti, senza nessuna eccezione, le stanze dello scirocco creano un atmosfera suggestiva, lo sgorgare dell'acqua, il profumo della terra bagnata, il vento che trasporta emozioni rivelate solo a pochi...

Intervista a Cristina Cassar Scalia autrice del romanzo Le stanze dello scirocco:

Buongiorno Cristina, innanzitutto grazie per la disponibilità, ho letto il tuo romanzo con il fiato sospeso fino all'ultimo momento. 
Qualcuno penserebbe: "ma mica ha scritto un suspense".
Ma io consiglierei di leggerlo perché è questa la sensazione che mi ha accompagnata lungo tutto la lettura.
Il motivo è semplice: scoprire il reale significato e non solo simbolico del titolo del tuo romanzo.
Le stanze dello scirocco hanno alimentato le mia voracità di conoscenza e più volte mi sono domandata dove e quando finalmente avrei capito il loro significato. 
Questa mia domanda la giro a te (scusami se ti do del tu):
perché la scelta di dare un titolo così enigmatico? Perché la mia prima impressione è stata che il riferimento alle stanze fosse da riferire a quei vecchi palazzi che hanno fatto la storia della Sicilia.

-    Le stanze dello scirocco sono ambienti suggestivi e affascinanti, caratteristici delle dimore nobiliari siciliane, in particolar modo di quelle della Sicilia occidentale. Quando lo scirocco - il vento siciliano per antonomasia - arroventava l’aria, quegli ipogei erano una sorta di rifugio, in cui anche il tempo assumeva un’altra dimensione. Nel romanzo sono una sorta di filo conduttore, soprattutto per la protagonista, che in esse vive momenti importanti sia per la sua storia personale sia per quella professionale.

Hai scelto in questo romanzo di parlare della tua terra, ma non quella a noi contemporanea, anzi hai intrecciato nella storia di Vittoria due eventi importanti per la Sicilia, per l'Italia intera: la seconda guerra mondiale e il periodo sessantottino, la rivoluzione universitaria. In questo incrocio mi è sembrato di vedere un qualcosa di diverso dalla narrazione in primo piano di Vittoria e Diego; mi è sembrato come se tu volessi affiancare alla visione che Vittoria si era costruita della Sicilia e dei siciliani l’idea che ci sono donne che hanno sovvertito il piccolo sistema in cui vivevano mostrando una forza fuori dal comune. È così? Cosa hai cercato di trasmettere attraverso la figura di zia Rosetta?
    
-     Il libro è costellato di figure femminili forti, anche tra i personaggi meno importanti.
Zia Rosetta rappresenta tutte quelle donne che, armate di forza d’animo, osteggiate dalla società, perseguono nell’ombra, coraggiosamente, i propri obiettivi. Donne capaci di amare al punto di sacrificare un’intera vita. La storia di Vicki, s’intreccia in modo indissolubile con quella della zia. Le vicende a essa correlate hanno nel romanzo la stessa importanza di quelle che riguardano in primo piano lei e Diego.

Hai spesso puntualizzato come Enzo, il padre di Vittoria, abbia una visione della vita più aperta rispetto ai suoi conterranei, e che Vicky gli assomigli molto, però spesso parli anche del forte senso di appartenenza che lei prova verso questa terra, la Sicilia? Cosa intendi quando scrivi ciò?

Vicki è nata in Sicilia. Il percorso che compie dal momento in cui torna nella terra natia, la
conduce lì dove non avrebbe mai pensato di arrivare: al punto di sentire quella terra come
casa propria. 
Al punto di sentirsi lei stessa davvero siciliana, come suo padre ha sempre voluto.

Il tuo racconto parla di tradizioni, di quelle tradizioni radicate più che nel cuore, nella mente delle persone, nei modi di fare, nel chiacchiericcio da bar o da sala da dopo lavoro.  Perché non ti sei fermata alla sola storia d'amore tra Vittoria e Diego?

Quello che volevo scrivere non era una storia d’amore ma un romanzo siciliano, che nella sua trama conteneva una storia d’amore. Anzi due, perché non va dimenticato che quella di Rosetta è una vicenda mossa da un grande amore. Perciò l’ambiente, i salotti, il circolo, la società siciliana di una volta, con la sua mentalità e tutti i suoi limiti ma anche con le sue belle tradizioni, sono protagonisti tanto quanto lo sono Vittoria, Diego e i personaggi intorno a loro.

Ora parliamo di Vittoria, della sua forza, della sua indipendenza, della sua “continentalità”;  e di Diego, con un passato che ha reso la sua vita terra bruciata, un dolore che lo ha soffocato nel tempo e soprattutto la paura e la convinzione che solo davanti alla fuga i problemi possano scomparire. Hai fatto incrociare due anime molto diverse, due fronti opposti. Come sei riuscita a calibrare queste due visioni?

Sono due anime destinate a incrociarsi, e a smussare gli spigoli delle loro posizioni antitetiche. Questo non può avvenire se non affrontando paure e incertezze, fino ad accettarsi abbandonando ogni riserva, senza più nascondersi né fuggire, e mettendo da parte l’orgoglio.

Quanto c'è di te, della tua personale visione della Sicilia in questo romanzo?

-    Ho riempito il romanzo di dettagli ed episodi tratti dai racconti che ho ascoltato in tanti anni dalle persone vicine. E di ricordi. L’ho fatto senza neppure rendermene conto, ma ne sono felice. Amo la mia terra, con tutte le sue meraviglie e nonostante le sue problematicità, e sono fiera di essere siciliana. La mia personale visione della Sicilia è sicuramente nascosta tra le righe, pur se modificata in funzione dell’epoca in cui si svolge la vicenda.

Ho avuto il piacere di leggere anche La seconda estate e ho appezzato entrambi i romanzi, forse questo più del primo. Ho notato che hai una narrazione rivolta più che altro al passato: in La seconda estate parti dagli anni '80 per tornare indietro agli anni '60, in Le stanze dello scirocco invece siamo prima negli anni '60 per poi andare ancora più indietro alla seconda guerra mondiale. La narrazione a ritroso, fatta di ricordi, è a te più congeniale per costruire i tuoi personaggi, le tue storie? 

Nel passato trovo sempre spunti più efficaci, e che mi affascinano di più. Sono epoche che, nel bene o nel male, hanno lasciato un segno nella nostra storia. Il sessantotto è stato un momento importante, cui non nascondo che mi sarebbe piaciuto assistere, specialmente nel suo primo periodo, quello più idealista. Scrivere di quell’epoca, per esempio, mi ha permesso di ritrarre una Sicilia che oggi è quasi scomparsa, cogliendola in quel momento di passaggio in cui era ancora evidente il divario tra le grandi città del nord e la società siciliana, dove la rivoluzione dei costumi stentava ad arrivare.
La seconda guerra mondiale, invece, è stata uno dei momenti più funesti della nostra storia, di cui non finiamo mai di scoprire nuovi lati oscuri e che non bisognerebbe mai smettere di raccontare.


Ok, spero di non essere stata molto contorta, e ancora una volta ti ringrazio per la disponibilità

Grazie Floriana

La seconda estate, primo romanzo dell'autrice, se volete conoscere la mia opinione: (recensione)


4 commenti:

  1. Mi piace molto l'ambientazione *_* mi sono innamorata della sicilia da quando ho letto storia di una capinera!
    Complimenti a Floriana per l'intervista! Una di quelle che invogliano alla lettura e ti preparano ad avvicinarti alla storia col giusto atteggiamento mentale!

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    1. Grazie Valentina, è un romanzo che ti entra nel cuore e sono felice che anche attraverso l'intervista ti abbia invogliato alla lettura!

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  2. wow che bella anche l'intervista! E che voglia di visitare la Sicilia...

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    1. Chiara forse il romanzo non è nelle tue corde di lettura però io te lo consiglio!!!

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