lunedì 24 novembre 2014

Recensione: Niente è come te di Sara Rattaro

Titolo: Niente è come te
Autore: Sara Rattaro
Casa editrice: Garzanti
Pag.: 219
Costo: 14,90
















Mentre servivo la pasta, ho sentito per la prima volta il tuo vero suono.
Era armonioso e leggermente stridulo.
Ipnotico.
Era familiare.
Era l'Ave Maria, malinconica e incantevole.
Sono corso in sala dove tu, in piedi accanto alla finestra, scorrevi l'archetto sulle corde del violino.
La tua rabbia e il tuo sdegno sembravano trascinati via dalle note.
Ho ascoltato con il respiro rotto dall'emozione cercando di non fare il minimo rumore.
E così è arrivato quel nostro ricordo insieme.
Sembrava passato un secolo e tu avevi appena quattro anni...

Francesco e Margherita mano nella mano, sorridenti, felici di quella corsa contro il tempo, di quell'armonia musicale che li spinge a fermarsi, e ascoltare incantati il suono, la melodia...





Ora quello stregato sono io.
Sapevo che non ti potevi ricordare di quel giorno, ma lì, con il viso appoggiato al violino, me lo stavi facendo rivivere...
Ho trattenuto tutto.
Respiro, voce e vita.
Pur di sentirti continuare.
I ricordi sono l'unico mezzo che lo lega a quella giovane adolescente, troppo grande per i suoi occhi ma troppo piccola per il suo cuore, entrambi non riescono a contenere l'emozione che provano, e gli occhi si offuscano e il cuore pompa all'impazzata...

Perché mi piace suonare?
Perché è l'unico momento in cui non mi sento straniera, come una pianta senza vaso, come un violino in attesa del suo archetto.
Quando suono mi sento bene, mi sento io, perché arrivo a creare qualcosa di bello solo dopo aver sbagliato e stonato mille volte.
Ma volete sapere qual è la cosa che mi piace di più?
Le note che riempiono l'aria anche quando ho smesso di suonarle.
Margherita...

Eri nata il 20 ottobre ed eri bellissima.
Lo dicevano tutti.
Ero diventato padre.
Mi sentivo strano...
Ero diventato grande.
Ora ero un uomo e mi sarei occupato di te a qualunque costo e, anche se mi fosse mancata l'aria come in quell'istante, sapevo di avere una sola priorità.
Tu, Margherita.
Francesco...



IL MIO COMMENTO

Niente è come te è una storia, un racconto, è la vita di tutti i giorni, è la contemporaneità che in molti vivono, e sperano in un piccolo passo in avanti, nella speranza di riuscire a mostrare che si è sempre parte del mondo di un bambino, che non si vive a metà, che la realtà è formata da due entità a prescindere e che al centro ci sono loro. 
Cosa vuol dire essere genitore a metà? O non esserlo affatto?
Francesco ha un muro davanti, il caso, il destino e forse un pizzico di fortuna... ma lui non può pensare alla fortuna, ha davanti agli occhi, il gioiello più bello che la vita potesse regalargli, ha di nuovo con se Margherita e questo basta.
Francesco si annulla, quando scopre che non potrà più abbracciare Margherita, diventa l'ombra di sé stesso, ma poco importa ora... ora che lei è lì, ma il divario è enorme, la comunicazione è l'unico mezzo.
Francesco è un padre a metà, ha molto da recuperare e Margherita non riesce ad aprire il proprio cuore, perché lui ora è un estraneo, e si rifugia in gesti che chiedono aiuto, in gesti nascosti, celati dietro un silenzio.
Ma poi arrivano gli altri, Giulia con il suo sorriso e i suoi racconti e aneddoti bizzarri, e Mattia, cosa avrà trovato in lei? 
Un sorriso che stringe il cuore e fa ben sperare.
Non è facile costruire un futuro se non si chiudono le porte del passato, se non si slegano quei legami che hanno permesso il disfacimento di una coppia e il conseguente allontanarsi dagli occhi e dal cuore. Un cuore che non ha completamente dimenticato i piccoli gesti, un abbraccio, una carezza, un sorriso e il tempo pian piano aiuta a farli riaffiorare e il dolore diminuisce perché lei è pronta ad amare e ad abbracciare quel padre che le era stato tolto e che solo la morte ha riportato.
Difficilmente impiego tre giorni per scrivere una recensione, io sono quella dalle idee chiare su cosa scrivere e quando comincio (come in questo caso) getto all'impazzata parole, magari a volte anche senza senso, ma questa volta non ci sono riuscita e non perché non avessi parole, ma perché ne avevo tante, troppe in testa, solo che non trovavano una loro posizione nell'incastro di un discorso che avesse almeno la parvenza di una recensione. E ora veniamo a noi, perché ho letto questo romanzo, cantilena di tutte le volte perché mi ha incuriosita la trama... bla, bla... al solito, ma quello che mi spinge ora, è trovare le giuste parole per convincervi, a meno che non vi abbia già convinta...
In questo romanzo è importante separare la storia dall'impatto emotivo che ne viene fuori, se lo si legge giusto per... resta una lettura che pone in prima linea un grosso, anzi grande problema quale quello della separazione, del divorzio e le conseguenze che ne vengono dopo, un bambino portato via da uno dei genitori, e la non possibilità da parte dell'altro di vederlo. Sono tante le storie...
Ma dove ho puntato il mio sguardo e il mio cuore? Alle sensazioni, ai sentimenti, alle pugnalate al petto che ho sentito dentro me mentre lo leggevo, emozioni che la scrittrice attraverso una scrittura chiara, coincisa senza molti giri di parole, racconta la sofferenza di essere un genitore a metà prima e poi nulla solo un genitore senza una prole, solo di nome ma non di fatto. Sara Rattaro prende un solo caso ma evidenzia tanti casi, il girovagare di una persona senza meta, perché non conosce una destinazione, la vita e il tempo che passano, come ricostruirla, come reagire e poi il lieto fine, il riconoscimento di un lungo peregrinare. Bello, intenso ed emotivamente emozionante!

2 commenti:

  1. non ho letto ancora nulla di quest'autrice ma mi incuriosisce molto

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    Risposte
    1. A me è piaciuto tanto questo romanzo, Chiara, e a detta di molti anche gli altri sono intensi, ho Un uso qualunque di te e spero di poterlo leggere durante le festività natalizie

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