martedì 13 marzo 2018

Recensione: Se ti accorgessi di me di Sharon Huss Roat

Titolo: Se ti accorgessi di me
Autore: Sharon Huss Roat
Casa editrice: Newton Compton
Pag.: 348
Costo: 9,90 cartaceo
















Trama
L'ansia sociale di Vicky Decker l'ha spinta a elaborare complicate strategie per passare inosservata e non essere mai al centro dell'attenzione. L'unica con cui riesce a essere se stessa è la sua amica Jenna. Quando Jenna si trasferisce, però, Vicky rimane completamente sola e per combattere quell'isolamento ormai insostenibile, decide di creare una falsa identità sui social, ritoccando le foto di altre persone come se fossero sue e postandole sul profilo Instagram @Vicurious. Improvvisamente comincia ad avere dei follower e ben presto si ritrova a vivere una nuova vita, senza nemmeno aver lasciato la sua cameretta. Ma più cresce il numero dei follower e più le diventa chiaro che ci sono moltissime persone, là fuori, che si sentono esattamente come lei: #sole e #ignorate nella vita reale. Per aiutare loro, e se stessa, dovrà rendere la sua realtà virtuale molto più reale...


Il commento di Manuela

A dicembre, quando ho partecipato all’incontro con l’editore della Newton Compton editori, era stato presentato questo libro. Per prima cosa mi aveva attirato la copertina: so benissimo che è uguale a mille altre, ma gli occhi della ragazza mi hanno catturato. Proprio durante quell’evento, il libro ci era stato presentato con uno Young Adult rivolto agli adolescenti. Un romanzo che pone l’accento sul rapporto che hanno i ragazzi di oggi con il mondo virtuale. Ora, essendo io mamma di due ragazzi di quella età, mi sono sentita chiamata in causa.
Vicky ha 15 anni, è una ragazza molto chiusa, la sua migliore amica si è trasferita all’inizio del nuovo anno scolastico e lei si sente persa, ha paura di tutto, tanto da creare una Lista del Terrore dove appunta tutte le cose che la mettono in imbarazzo. Ha paura persino di dire “Ciao” ai compagni di scuola. Fondamentalmente vorrebbe sparire. Però segue tutti i suoi amici su Instagram, ma anche qui li segue da lontano, senza farsi notare…

…sono più il tipo di persona che si nasconde nell’ombra… 
Non in senso losco, 
direi più in modalità “ammirazione da lontano” o “vorrei essere lei”.

Vicky non è dipendente dal cellulare, lo usa per guardare le foto su Instagram e per messaggiare con la sua amica Jenna. E’ molto brava a usare photoshop e usa questa sua abilità per far credere alla mamma che non sta soffrendo per la lontananza da Jenna. Poi, a seguito di un’incomprensione con Jenna stessa, Vicky inventa un alter ego su Instagram, @vicurious. Questa nuova versione di se stessa le serve per sentirsi in qualche modo parte del mondo, capace di fare le cose che in realtà la terrorizzano…

… non mi riconoscerà nessuno.
 Sono in incognito
Sono una persona immaginaria, non reale. 
Non possono farmi male se non sono reale, no?

Le foto “photoshoppate” di Vicurious attirano l’attenzione. Vicky impara a utilizzare gli hashtag per attirare l’occhio su di sé e l’alter ego dei social diventa sempre più accattivante. Instagram diventa uno scudo che la nasconde o meglio che nasconde le sue fragilità.

Nei panni di Vicurious sono invincibile. E in quelli di Vicky?
Invisibile.

Vic vive il dramma della solitudine. Per un'adolescente sentirsi sola è una cosa terribile…

…mi concentro sulle persone che stanno semplicemente condividendo il proprio dolore, nella speranza che qualcuno – chiunque – vi presti attenzione.

Vicky è molto presa dal suo alter ego su Instagram e questo la porta a trascurare i compiti e a dormire poco. E poi c’è Lipton, un compagno di scuola che segue con lei le lezioni di storia, le rivolge sempre un sorriso che le scalda il cuore e al tempo stesso la terrorizza. 
Lipton riesce a vederla davvero.

Lipton ha degli occhi dolcissimi, un sorriso enorme e un’adorabile finestrella fra i due incisivi superiori, ma la cosa che davvero mi piace di lui è che mi vede anche se sono invisibile.
[…]
Ed essere vista è una sensazione bella.

Fin qui ho parlato in modo chiaro del libro come “storia da leggere”, ora provo a spiegare perché leggerlo.
Prima di tutto questo romanzo non vuole demonizzare Instagram; all’inizio sembra che guardi i social come qualcosa da allontanare dai ragazzi, in realtà alla fine questo mezzo di comunicazione, di aprirsi al mondo, non è del tutto negativo. I ragazzi si espongono molto, ma proprio perché si sentono protetti dall’anonimato riescono a tirare fuori le loro paure più profonde, i loro desideri. A volte riescono a far emergere meglio i loro pensieri. È vero che spesso si incorre nei commenti cattivi che feriscono, ma non c’è solo il brutto. Però, da mamma, mi sono resa conto, leggendo questo romanzo, che Istagram colma il senso di solitudine…

Continuo a sentirmi vuota, quindi continuo a postare.

Leggendo questa frase mi è venuta in mente la canzone che andava di moda qualche tempo fa, Vorrei ma non posto di Fedex e J-Ax.
Instagram sostituisce, chiaramente non completamente ma nella mente dei quindicenni ha una risonanza maggiore, il dialogo che con i genitori manca. Attraverso le foto e gli hashtag i ragazzi parlano, si scambiano pensieri a volte profondi.

«Vicurious […] riesce a comunicare con i ragazzi che si sentono ignorati e invisibili».

E qui entrano in gioco i genitori: sì, perché questo libro strizza l’occhio ai genitori, agli adulti. Ho amato la psicologa della scuola che non forza, non fa ricatti, ma semplicemente offre un rifugio e aspetta. Mentre non ho simpatia per il padre di Vicky, è sempre disinteressato, preoccupato che non si scatenino litigi in famiglia, è una persona che parla poco e che non vuole nemmeno mettersi in gioco. La madre invece è una mamma. Una mamma che come tutte (io per prima) fa tanti errori, ma li fa pensando di fare del bene. Il dialogo chiarificatore con la mamma è qualcosa di meraviglioso, perché madre e figlia hanno sempre visto due aspetti diversi di uno stesso evento e questo le stava allontanando, ma provano a riavvicinarsi, faranno entrambe uno sforzo per venirsi incontro…

«…non è delusione, è preoccupazione. È amore. 
È una madre che vuole tutto per sua figlia, che la vuole contenta e che cerca disperatamente di renderla felice. 
Se appaio delusa, sappi che lo sono di me stessa per non aver capito come sistemare…».
Le si incrina la voce. 
«Non riesco a sopportare di vederti infelice, tesoro, 
e io so che lo sei stata, ma non so come sistemare…».
«Non ho bisogno di essere sistemata», dico. 
«Ho solo bisogno che tu mi accetti così come sono […]».

Decisamente questo romanzo andrebbe letto dai ragazzi, ma anche dagli adulti (anche dai papà). Non è sicuramente un romance, anche se la “storia d’amore” c’è, è una storia adolescenziale, è la prima cotta che proprio i quindicenni vivono.
Non conoscevo questa autrice ed effettivamente la mia scelta è stata proprio “emotiva”, mi piacevano gli occhi in copertina (come detto all’inizio), ma non sono affatto pentita. La scrittura è scorrevole, ed è capace di farti entrare in empatia con Vicky, complice il fatto che sia scritto in prima persona; sembra quasi di leggere tra le pagine del suo diario. I capitoli non sono lunghissimi, sono molto legati tra loro e fluidi. Non riuscivo proprio a staccarmi da questo racconto. E quando non riesci a staccarti dal libro che stai leggendo e continui a ripeterti “Appena finisco il capitolo spengo e vado a letto” e poi ti trovi a leggere il capitolo successivo e poi ancora un altro, beh… in quel momento ti accorgi di aver scelto il libro giusto, quello che aspettavi di leggere!
Ho iniziato questo post parlando della copertina, ora però parlo del titolo. Può sembrare che il titolo c’entri niente, ma secondo me non è così. Il titolo originale è How to Disappear e forse è più “azzeccato”, visto che Vicky vorrebbe solo essere invisibile per evitare di fare brutte figure, ma allo stesso tempo la protagonista stessa vuole essere vista, tanto che crea un personaggio molto appariscente. Quindi in una parte molto marginale il titolo italiano ci può anche stare.
Ho amato molto questo libro, adoro gli Young Adult. Forse perché li guardo pensando ai miei figli o ai miei alunni, non so dire cosa in questo tipo di storie mi attiri tanto, so solo che ogni volta trovo uno spunto di riflessione. Confesso che ho ripreso in mano il mio cellulare e guardato il mio profilo Instagram e mi sono persa a “vedere” le foto dei miei contatti, che per la maggior parte sono ex alunni o amici dei miei figli. Questa volta li ho guardati con occhi diversi tanto che sono riuscita a capire l’importanza dei loro hashtag!

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