Autore: Sharon Huss Roat
Casa editrice: Newton Compton
Pag.: 348
Costo: 9,90 cartaceo
Trama
L'ansia sociale di Vicky Decker l'ha spinta a elaborare complicate strategie per passare inosservata e non essere mai al centro dell'attenzione. L'unica con cui riesce a essere se stessa è la sua amica Jenna. Quando Jenna si trasferisce, però, Vicky rimane completamente sola e per combattere quell'isolamento ormai insostenibile, decide di creare una falsa identità sui social, ritoccando le foto di altre persone come se fossero sue e postandole sul profilo Instagram @Vicurious. Improvvisamente comincia ad avere dei follower e ben presto si ritrova a vivere una nuova vita, senza nemmeno aver lasciato la sua cameretta. Ma più cresce il numero dei follower e più le diventa chiaro che ci sono moltissime persone, là fuori, che si sentono esattamente come lei: #sole e #ignorate nella vita reale. Per aiutare loro, e se stessa, dovrà rendere la sua realtà virtuale molto più reale...
Il commento di Manuela
A dicembre, quando
ho partecipato all’incontro con l’editore della Newton Compton editori, era
stato presentato questo libro. Per prima cosa mi aveva attirato la copertina:
so benissimo che è uguale a mille altre, ma gli occhi della ragazza mi hanno
catturato. Proprio durante quell’evento, il libro ci era stato presentato con
uno Young Adult rivolto agli adolescenti. Un romanzo che pone l’accento sul
rapporto che hanno i ragazzi di oggi con il mondo virtuale. Ora, essendo io
mamma di due ragazzi di quella età, mi sono sentita chiamata in causa.
Vicky ha 15 anni, è
una ragazza molto chiusa, la sua migliore amica si è trasferita all’inizio del
nuovo anno scolastico e lei si sente persa, ha paura di tutto, tanto da creare
una Lista del Terrore dove appunta tutte le cose che la mettono in imbarazzo.
Ha paura persino di dire “Ciao” ai compagni di scuola. Fondamentalmente
vorrebbe sparire. Però segue tutti i suoi amici su Instagram, ma anche qui li
segue da lontano, senza farsi notare…
…sono
più il tipo di persona che si nasconde nell’ombra…
Non in senso losco,
direi
più in modalità “ammirazione da lontano” o “vorrei essere lei”.
Vicky non è
dipendente dal cellulare, lo usa per guardare le foto su Instagram e per
messaggiare con la sua amica Jenna. E’ molto brava a usare photoshop e usa
questa sua abilità per far credere alla mamma che non sta soffrendo per la
lontananza da Jenna. Poi, a seguito di un’incomprensione con Jenna stessa,
Vicky inventa un alter ego su Instagram, @vicurious. Questa nuova versione di
se stessa le serve per sentirsi in qualche modo parte del mondo, capace di fare
le cose che in realtà la terrorizzano…
…
non mi riconoscerà nessuno.
Sono in
incognito.
Sono una persona immaginaria, non reale.
Non possono farmi male
se non sono reale, no?
Le foto “photoshoppate”
di Vicurious attirano l’attenzione. Vicky impara a utilizzare gli hashtag per
attirare l’occhio su di sé e l’alter ego dei social diventa sempre più
accattivante. Instagram diventa uno scudo che la nasconde o meglio che nasconde
le sue fragilità.
Nei
panni di Vicurious sono invincibile. E in quelli di Vicky?
Invisibile.
Vic vive il dramma
della solitudine. Per un'adolescente sentirsi sola è una cosa terribile…
…mi concentro sulle persone che stanno semplicemente condividendo il proprio
dolore, nella speranza che qualcuno – chiunque – vi presti attenzione.
Vicky è molto presa
dal suo alter ego su Instagram e questo la porta a trascurare i compiti e a
dormire poco. E poi c’è Lipton, un compagno di scuola che segue con lei
le lezioni di storia, le rivolge sempre un sorriso che le scalda il
cuore e al tempo stesso la terrorizza.
Lipton riesce a vederla davvero.
Lipton
ha degli occhi dolcissimi, un sorriso enorme e un’adorabile finestrella fra i
due incisivi superiori, ma la cosa che davvero mi piace di lui è che mi vede
anche se sono invisibile.
[…]
Ed
essere vista è una sensazione bella.
Fin qui ho parlato
in modo chiaro del libro come “storia da leggere”, ora provo a spiegare perché leggerlo.
Prima di tutto
questo romanzo non vuole demonizzare Instagram; all’inizio sembra che guardi i
social come qualcosa da allontanare dai ragazzi, in realtà alla fine questo
mezzo di comunicazione, di aprirsi al mondo, non è del tutto negativo. I
ragazzi si espongono molto, ma proprio perché si sentono protetti
dall’anonimato riescono a tirare fuori le loro paure più profonde, i loro
desideri. A volte riescono a far emergere meglio i loro pensieri. È vero che
spesso si incorre nei commenti cattivi che feriscono, ma non c’è solo il
brutto. Però, da mamma, mi sono resa conto, leggendo questo romanzo, che
Istagram colma il senso di solitudine…
Continuo
a sentirmi vuota, quindi continuo a postare.
Leggendo questa
frase mi è venuta in mente la canzone che andava di moda qualche tempo fa, Vorrei ma non posto di Fedex e J-Ax.
Instagram
sostituisce, chiaramente non completamente ma nella mente dei quindicenni ha
una risonanza maggiore, il dialogo che con i genitori manca. Attraverso le foto
e gli hashtag i ragazzi parlano, si scambiano pensieri a volte profondi.
«Vicurious
[…] riesce a comunicare con i ragazzi che si sentono ignorati e invisibili».
E qui entrano in
gioco i genitori: sì, perché questo libro strizza l’occhio ai genitori, agli
adulti. Ho amato la psicologa della scuola che non forza, non fa ricatti, ma
semplicemente offre un rifugio e aspetta. Mentre non ho simpatia per il padre
di Vicky, è sempre disinteressato, preoccupato che non si scatenino litigi in
famiglia, è una persona che parla poco e che non vuole nemmeno mettersi in
gioco. La madre invece è una mamma. Una mamma che come tutte (io per prima) fa
tanti errori, ma li fa pensando di fare del bene. Il dialogo chiarificatore con
la mamma è qualcosa di meraviglioso, perché madre e figlia hanno sempre visto
due aspetti diversi di uno stesso evento e questo le stava allontanando, ma
provano a riavvicinarsi, faranno entrambe uno sforzo per venirsi incontro…
«…non
è delusione, è preoccupazione. È amore.
È una madre che vuole tutto per sua
figlia, che la vuole contenta e che cerca disperatamente di renderla felice.
Se
appaio delusa, sappi che lo sono di me stessa per non aver capito come
sistemare…».
Le si incrina la voce.
«Non riesco a sopportare di vederti
infelice, tesoro,
e io so che lo sei stata, ma non so come sistemare…».
«Non
ho bisogno di essere sistemata», dico.
«Ho solo bisogno che tu mi accetti così
come sono […]».
Decisamente questo
romanzo andrebbe letto dai ragazzi, ma anche dagli adulti (anche dai papà). Non
è sicuramente un romance, anche se la “storia d’amore” c’è, è una storia
adolescenziale, è la prima cotta che proprio i quindicenni vivono.
Non conoscevo questa
autrice ed effettivamente la mia scelta è stata proprio “emotiva”, mi piacevano
gli occhi in copertina (come detto all’inizio), ma non sono affatto pentita. La
scrittura è scorrevole, ed è capace di farti entrare in empatia con Vicky, complice
il fatto che sia scritto in prima persona; sembra quasi di leggere tra
le pagine del suo diario. I capitoli non sono lunghissimi, sono molto legati
tra loro e fluidi. Non riuscivo proprio a staccarmi da questo racconto. E
quando non riesci a staccarti dal libro che stai leggendo e continui a
ripeterti “Appena finisco il capitolo spengo e vado a letto” e poi ti trovi a
leggere il capitolo successivo e poi ancora un altro, beh… in quel momento ti
accorgi di aver scelto il libro giusto, quello che aspettavi di leggere!
Ho iniziato questo
post parlando della copertina, ora però parlo del titolo. Può sembrare che il
titolo c’entri niente, ma secondo me non è così. Il titolo originale è How
to Disappear e forse è più “azzeccato”, visto che Vicky vorrebbe solo
essere invisibile per evitare di fare brutte figure, ma allo stesso tempo la
protagonista stessa vuole essere vista, tanto che crea un personaggio molto
appariscente. Quindi in una parte molto marginale il titolo italiano ci può
anche stare.
Ho amato molto
questo libro, adoro gli Young Adult. Forse perché li guardo pensando ai miei
figli o ai miei alunni, non so dire cosa in questo tipo di storie mi attiri
tanto, so solo che ogni volta trovo uno spunto di
riflessione. Confesso che ho ripreso in mano il mio cellulare e guardato il mio
profilo Instagram e mi sono persa a “vedere” le foto dei miei contatti, che per
la maggior parte sono ex alunni o amici dei miei figli. Questa volta li ho guardati
con occhi diversi tanto che sono riuscita a capire l’importanza dei loro
hashtag!
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