Autore: Markus Zusak
Casa editrice: Frassinelli
Pag.: 576
Costo: 16,90
Trama
È il 1939 nella Germania nazista.
Tutto il Paese è col fiato sospeso. La Morte non ha mai avuto tanto da fare, ed
è solo l'inizio. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger
raccoglie un oggetto seminascosto nella neve, qualcosa di sconosciuto e
confortante al tempo stesso, un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato
dai custodi del minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un
segno, la prova tangibile di un ricordo per il futuro: lo ruba e lo porta con
sé. Così comincia la storia di una piccola ladra, la storia d'amore di Liesel
con i libri e con le parole, che per lei diventano un talismano contro l'orrore
che la circonda. Grazie al padre adottivo impara a leggere e ben presto si fa
più esperta e temeraria: prima strappa i libri ai roghi nazisti perché "ai
tedeschi piaceva bruciare cose. Negozi, sinagoghe, case e libri", poi li
sottrae dalla biblioteca della moglie del sindaco, e interviene tutte le volte
che ce n'è uno in pericolo. Lei li salva, come farebbe con qualsiasi creatura.
Ma i tempi si fanno sempre più difficili. Quando la famiglia putativa di Liesel
nasconde un ebreo in cantina, il mondo della ragazzina all'improvviso diventa
più piccolo. E, al contempo, più vasto. Raccontato dalla Morte - curiosa,
amabile, partecipe, chiacchierona - "Storia di una ladra di libri" è
un romanzo sul potere delle parole e sulla capacità dei libri di nutrire lo
spirito. Questo libro è stato pubblicato con il titolo "La bambina che
salvava i libri".
Il commento di Patrizia
"In guerra non c’è nessun oppresso o oppressore ma c’è
solo la morte"
La
prima edizione di questo libro risale al 2007 con il titolo "La
bambina che salvava i libri".
E' una storia
struggente che ci mostra gli orrori della guerra.
E' una storia dolce e amara allo tempo
stesso, la storia di chi pur non avendo nulla (niente soldi, niente cibo)
riesce a trovare del buono nonostante tutto e tutti.
C'è tanto amore in queste pagine,
tanto... che nemmeno la guerra ha saputo distruggere.
Lo
stile risulta scorrevole, semplice e gradevole, ricco di dialoghi.
Forse
l’unica pecca è l'impaginazione usata (fa molto libro scolastico), la
trama è divisa in grandi temi che a loro volta sono suddivisi in
capitoletti più brevi, inserendo termini in lingua tedesca, con la reale
traduzione tratta dal vocabolario.
E’
la Morte la narratrice di questa storia drammatica e commovente, una Morte resa
umana e pietosa che si impegna a raccogliere le anime delle vittime della
guerra e dei bombardamenti.
"Nel corso degli
anni ho visto tanti giovani che credono di correre gli uni contro gli altri.
Non è così.
E' verso di me che corrono."
Per
una volta le emozioni non sono filtrate attraverso il cuore e la mente dei
personaggi, ma attraverso la Morte anche lei vittima della follia umana.
Una Morte che prova compassione per gli ebrei che lasciano la vita nei campi di
concentramento, che piange nel dover portare via, per quanto ciò significhi per
lei commettere un furto, un ragazzino. Essa non è malvagia, né se ne va
in giro con la falce e il mantello nero: si ritrova solo a fare il suo dovere.
"Sì, lo so.
Nella tenebra
del mio cuore dal battito cupo, lo so.
Gli sarebbe piaciuto di certo.
Visto?Perfino la morte
ha un cuore."
Una
morte buona, una morte che non vorrebbe fare quello che fa, una morte devastata
e sfinita che piange di fronte alle vite perdute...
"Dicono che la
guerra sia la migliore amica della morte, ma debbo dissentire.
Per me, la
guerra è come un nuovo padrone che pretende l'impossibile.
Ti sta con il fiato
sul collo, ripetendo senza sosta.
Tu lavori duro, ti affanni.
Il capo, però,
mica ti dice grazie: esige ancora più impegno da te."
Ammetto
però che non mi è piaciuto molto avere una "Morte" che spesso e
volentieri mette a conoscenza il lettore di quello che accadrà prima che venga
raccontato rovinando così la lettura.
Liesel
è il personaggio positivo per eccellenza, tutti le vogliono bene, tutti cercano
in qualche modo di aiutarla e di non farla sentire sola, piccola, grande donna,
che impara ad affrontare la sofferenza della perdita della mamma e del
fratellino con coraggio, che impara ad amare i "nuovi genitori", che
impara a leggere e scrivere, e a rubare libri al posto di altri oggetti o cibo,
per la sete di parole che ha.
"Ho odiato le
parole e le ho amate, e spero che siano tutte giuste."
L'universo
interiore di Liesel è un turbine di emozioni che si accavallano tra l'innocenza
infantile e una precoce maturità necessaria, per affrontare ciò che a dieci anni
non si dovrebbe neanche conoscere… la guerra, la morte, il terrore. Forse i
libri rappresentano per lei il ponte per oltrepassare l'abisso della morte in
cui tutti coloro che le sono vicini sembrano cadere insieme alle sue speranze
di una vita felice.
Liesel
ha fame di parole. Saranno proprio queste ultime ad aiutarla in più
circostanze, l’amore per la letteratura scuote le pagine di quest’opera e fa
vibrare l’anima di chi legge. E’ la dimostrazione di come le parole possano
essere d’aiuto anche nelle situazioni più drammatiche ed impensabili. E’
struggente, toccante e commuovente.
E’
un libro che ti coinvolge, che ti fa pensare molto, ma non solo al nazismo e agli
ebrei, ti fa pensare...
Morte,
distruzione, razzismo, orrore.
Dolore.
Lacrime e sangue.
Questo è ciò che ci viene
in mente sentendo la parola "Nazismo".
Una stretta al cuore, pensare
a tutti coloro che l'hanno vissuto, alle
migliaia di vittime.
"La vita era mutata
nel modo più drammatico, ma era indispensabile comportarsi come se nulla fosse
accaduto.
Immaginati di sorridere dopo un ceffone;
poi pensa di farlo
ventiquattr'ore al giorno.
Questo voleva dire nascondere un ebreo."
E’
un libro che si può... anzi si deve
centellinare, una pagina alla volta, lentamente perché va meditato, ponderato.
Non c'è l'ansia di sapere che cosa succederà e come andrà a finire. Qui si racconta un pezzo di storia senza alcuna pesantezza, ma rendendo il
lettore partecipe del disperante senso di impotenza che provavano le persone
che erano riuscite a mantenere integro il proprio cuore.
Scritto
in maniera impareggiabile, ne consiglio davvero la lettura a tutti, soprattutto
a chi, come me, della storia sa solo quello che c'è scritto sui libri di testo,
per cui frammentaria e temo poco veritiera.
E concludo
con una frase che dovrebbe farci
riflettere.
"suppongo che gli
uomini amino assistere a un po' di distruzione:
castelli di sabbia,
castelli di
carta,
si comincia così.
La loro grande dote è la capacità di progredire".
Ho visto il film...stupendo *_*
RispondiEliminanon ho visto il film nè letto il libro, ma devo dire che sono molto curiosa per entrambi
RispondiEliminaHo questo romanzo da parte non so da quanto tempo, ma prima o poi mi deciderò a leggerlo!!!
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