mercoledì 4 dicembre 2019

Trame e opinioni: Tutto il buio dei miei giorni di Silvia Ciompi

Titolo: Tutto il buio dei miei giorni
Autore: Silvia Ciompi
Casa editrice: Sperling & Kupfer
Pag.: 325
Costo: 14,90 cartaceo















Camille ha vent'anni, ama lo stadio nelle domeniche di primavera, con le maniche corte e le bandiere mosse dal vento, e ama la sua curva, in ogni stagione. Lì salta sugli spalti, tiene il tempo con le mani: è la cosa che ama di più al mondo. È l'unico posto dove si sente davvero viva. Ma un giorno, proprio fuori dallo stadio, la sua vita si spezza. Un'auto con a bordo un gruppo di ultras la investe. Tra di loro c'è anche lui: in curva tutti lo chiamano Teschio. Sembra il cliché del cattivo ragazzo, ricoperto di tatuaggi e risposte date solo a metà. Eppure Teschio e Camille sono come due libri uguali rilegati con copertine differenti. Due anime che non hanno fatto in tempo a parlarsi prima, a guardarsi meglio. Si sono passati accanto migliaia di volte, ma non sono mai stati davvero nello stesso posto. Lo sono ora. Ora che il dolore si è mangiato tutto ciò che Camille era.


"Cosa vorresti?"
"Vorrei più passi.
Vorrei più corse sulla spiaggia, sotto la pioggia, più colori.
Vorrei più coraggio e più fame di vita.
Quando ce l'hai non ti rendi conto com'è essere morti per metà."

Quando ho deciso di leggere Tutto il buio dei miei giorni è stato per partecipare alla rubrica, Ci provo con..., il cui fine è leggere libri di autori non ancora recensiti sul proprio blog, io poi ne approfitto per prendere in mano proprio quelli che stazionano in stand by sulla libreria, sempre stracolma di cose nuove che si sommano alla vecchie.
In effetti di Silvia Ciompi, autrice del suddetto romanzo non avevo letto ancora nulla, nonostante i tanti pareri positivi, i post più volte letti, tantoché non solo ho comprato il primo a scatola chiusa ma anche il secondo.
La mia prima sensazione, quella che provi quando chiudi un libro, quella che ti fa provare le prime emozioni che siano contrastanti o no, è stata "porca paletta, ma ora cosa scrivo?".

Camille e Teschio sono i protagonisti di questo romanzo, scritto con entrambi i POV è entrato di prepotenza nella mia testa, lasciandomi ben poco spazio di pensiero, se non quello di finirlo e di decidere cosa scrivere.
Due vite distinte e separate, due personalità diverse e inconciliabili, ma un'unica passione, l'amore per la propria squadra, le domeniche allo stadio indossando i colori del cuore, urlando a squarcia gola l'inno, in due zone dello stadio divise da una manciata di sedili, lei con suo padre in una confort zone, lui tra gli ultras, due dimensioni parallele ma che viaggiano su binari opposti.
Ma basta poco, un istante, un attimo e tutto cambia, tutto si capovolge è il momento esatto in cui le vite di due ragazzi saranno sconvolte inesorabilmente.
L'incidente di Camille, la corsa in ospedale, il coma, il risveglio sono tutti attimi, momenti che viviamo con lei, i suoi stati d'animo, il suo mondo sgretolato da uno sbaglio inconsapevole, e poi c'è Teschio che la osserva, che la vede morire ogni giorno di più, che la vede cadere in un buco nero e che vorrebbe scuoterla, perché gli altri non riescono a capirla, non riescono a farla reagire mentre scivola giorno dopo giorno, ora dopo ora in baratro.
Teschio con il suo mondo, chiuso in una cerchia, in una routine che difficilmente si apre, e ora c'è lei che ha la precedenza, c'è lei che ha bisogno.
Comincia così una storia passatemi il termine "perversa" non nell'accettazione del male, ma una storia dove uno non può fare a meno dell'altra, dove fuggire, scappare non aiuta, anzi, dove il dolore distrugge e lega contemporaneamente due persone spezzate, che si annullano completamente senza rendersene conto perché non riescono a vivere senza.
Camille e Taschio si respirano, il loro ossigeno è la loro stessa paura, quella che distrugge tutto ma che inesorabilmente li lega, li unisce.


E posso fare finta di non amarlo, ma lo amo.
Lo odio per come mi tratta di merda, per come mi allontana da lui non capendo che io senza la sua presenza non riesco a respirare, lo odio per quel carattere tutto storto, tutto incrinato e scheggiato dalla vita, lo odio per quella faccia spigolosa, per quei suoi occhi azzurri e freddi.
Lo odio, ma lo amo anche.
Lo amo perché invece di schiaffi e bestemmie lui per me è il suo odore di fumo e fumogeno, la sua bocca fredda e le sue mani d'inchiostro.
Lo amo perché un po' mi salva e un po' mi uccide ogni giorno.
Uccide la vecchia me, quella piccola e imbarazzata, quella ingenua e timida, quella che lui ha cancellato con le sue battute stupide, il suo sarcasmo. 
Lo amo perché invece di compatirmi lui mi ha pizzicato il braccio, ha strappato via i cerotti dalle ferite.

Tutto il buio dei miei giorni ti strappa un pezzettino della tua pelle per farti sentire il dolore che c'è dietro due ragazzi con due vite paradossalmente così distanti ma che il destino ha deciso che doveva andare diversamente, che Teschio non doveva più guardarla solo a distanza, ma doveva viverla... solo che per farlo doveva essere nel peggior modo possibile.
Non so se questo dolore mi piace, partendo dal presupposto che il libro è molto bello che l'autrice è stata brava nell'utilizzo dei linguaggi, nei discorsi, nelle descrizioni, nel farmi provare sentimenti contrastanti, ripeto non so se questo dolore mi piace.
Eppure sono arrivata alla fine con una sensazione di attesa, con la paura che dopo tutto questo, dopo tutte le pagine, dopo tutte le parole nude e crude, qualcosa potesse cambiarmi il finale e vi garantisco che se così fosse stato avrei scaraventato il libro oltre il balcone, peccato che abitanto al piano rialzato non sarebbe accaduto nulla... ma non è stato così e con il sorriso per quel finale tanto atteso mi ha portato a stringerlo e a riporlo nella mia libreria.





Floriana

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