Autore: Tiziana Silvestrin
Casa editrice: Scrittura & Scritture
Pag.: 335
Costo: 15,00
Trama
A Mantova è aria di Pasqua e in quel 1596 i riti e le processioni sono più intensi: si crede infatti, che la città sia preda del demonio. Il ritrovamento dei resti di un rito satanico ha impaurito i cittadini e reso furioso il duca Vincenzo Gonzaga. Al capitano di giustizia Biagio dell'Orso, per niente incline alle superstizioni, l'incarico di trovare chi ha dato inizio a tutto questo perché. Gli indizi lo porteranno prima a Cremona, dove qualcuno ha acquistato un libro di magia nera, poi a Torino, all'inseguimento di un conte. Ma allontanarsi da Mantova, stavolta per Biagio è più difficile: Rosa è appena arrivata in città, un pittore l'ha scelta come modella per un misterioso committente. Da Mantova parte anche una delegazione con a capo il vescovo di Mantova, Francesco Gonzaga, e l'arcivescovo di Firenze, Alessandro de' Medici. Sono diretti a Parigi, ma lo scopo della loro missione è avvolto dal mistero, così come lo scrigno che il Medici tiene gelosamente tra le mani al momento della partenza. Un capitolo importante della saga gonzaghesca, in cui si fondono passioni e intrighi, alleanze e tradimenti.
e mezzo
Il mio commento
Il Rinascimento è uno di quei periodi storici densi di eventi, avvenimenti che a volte leggerli sottoforma di storie romanzate è davvero interessante, ed è quello che accade in questo bel libro. Il Rinascimento italiano vide la fioritura delle arti, della cultura, e la città che ne rappresenta l'eccellenza è Firenze, anche se il fulcro principale di questo romanzo è Mantova, governata dai Gonzaga, una famiglia che seppe costruire il suo ducato, mantenere alleanze, costruire cordoni che si allargavano anche oltre le Alpi.
Il sigillo di Enrico IV è l'ultimo di una serie di libri che hanno come protagonisti proprio i Gonzaga, e in particolar modo la figura di Biagio dell'Orso, capitano di giustizia. Un uomo che per le sue peculiarità mi ha affascianata molto. Schivo, crede molto nella giustizia, e quando viene chiamato per risolvere un caso molto spinoso, il rapimento di due bambine, probabilmente coinvolte in un ordine che pratica la magia nera, non riesce a starne fuori, ma deve indagare...
Biagio intraprenderà un viaggio che lo porterà a conoscere corti di notevole spessore nello scacchiere delle allenze del tempo. Torino è una delle città che meglio si presta a nascondere le due bambine, passaggio obbligato per chi vuole raggiungere le terre francesi.
Un libro di magia, un antico ordine, Il cigno nero, con ramificazioni oltralpe, due bambine che in comune hanno solo il colore rosso dei capelli...
Intrighi di corte, allenze fra stati, una delegazione che deve raggiungere la Francia, per portare a termine un accordo, una missione segreta che tale deve rimanere, in tutto ciò una "combriccola" alquanto particolare, due gesuiti, due truffatori, e la figura di Biagio, riusciranno nel loro intento?
Questo romanzo inizialmente l'ho trovato leggermente lento, non riuscivo a unire i diversi tasselli e ammetto di essermi un po' persa, invece, pagina dopo pagina, sono entrata nella storia, riuscendo a separare, per così dire, la vita del Biagio capitano con quella dell'uomo innamorato e molto insicuro nei confronti di Rosa. Ed è proprio il finale che mi ha fatto capire che qualcosa non quadrava, perché ammetto per mea culpa, di non aver capito che questo libro apparteneva a una serie.
Ritornando però al romanzo, ho trovato le descrizioni storiche, dei personaggi, molto particolareggiate, ci sono molte puntualizzazioni dei luoghi, dove il gruppo dei viaggiatori sosta, una Torino importante, nel suo massimo splendore.
Un libro carico di avvenimenti, intrighi, trame, segreti, complotti che si mescolano a passioni, cupidigia, smania di possesso, una storia con una trama molto intensa che unisce la ragion di stato con quella del cuore.
Particolare nel suo genere, ritengo questo romanzo un piccolo gioiello da leggere, per chi ama il periodo storico in questione, per chi ama gli storici romanzati, per chi ama i gialli storici.
C'è un periodo che mi è piaciuto molto, perché ha dato luce al modo di essere di Biagio, sono parole di Rosa:
Non poteva stare senza di lui,
quando era lontano le mancava come poteva mancarle l'acqua.
Biagio era la sua acqua, di cui aveva sempre sete e come l'acqua era inafferrabile,
difficile che raccontasse quello che sentiva;
era sempre stato taciturno e lei col tempo aveva imparato a leggere i suoi silenzi,
a capire i suoi pensieri.
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