Autore: S.M. May
Casa editrice: self
Pag.: 220
Costo: 1,99
Trama
Sette creature per sette racconti.
Guerriere, streghe e fate.
Capitani d’astronave, sognatrici e ladre
d’anime.
Tutte in viaggio, durante un lungo e
gelido inverno,
verso una meta.
O, forse, verso nessun luogo.
L’amore poggia su un
piatto, ma la bilancia ne ha due.
E il peso di una carezza
è in grado di affossare anche il più difficile degli equilibri.
Doppia recensione
Chiara
“Ah, mia dolce odiosa,
che serve leggere se non puoi trarne piacere?
E viaggiare, soffrire, godere
sognare?”
Questo è un libro di racconti, sette per la precisione, con
sette protagoniste diverse, sette ambientazioni diverse e sette storie diverse,
ognuna a sé. Come l’autrice ha precisato nei ringraziamenti finali scrivere
racconti è complicato perché sono corti e si deve concentrare dentro tutto, il
lettore deve avere un senso di appagamento. Io solitamente appartengo alla
categoria che li snobba, e anche questa volta per alcuni di questi sette ho
sentito che mi mancava qualcosa, mentre per altri no. Per tutte le storie però
avrei voluto leggerne ancora e questo è un mio limite per i racconti.
In tutti e sette ho trovato un filo conduttore e delle
analogie. Innanzitutto la condizione della donna. Anche nel futuro, immaginario
e terribile, l’uomo tende sempre a prevaricare sulla donna, tende sempre a
sopraffarla e a decidere per lei. Questo maschilismo spinge alla ribellione e
le nostre sette protagoniste ne sono un esempio.
Ma anche nello spazio i maschi della specie umana conservavano la loro
naturale tendenza a scegliere al posto delle donne, in vita come in morte
Un’altra cosa comune è che in tutte le ambientazioni c’è un
regime di oppressione, nonostante l’evoluzione, si è creato un sistema con pochi
potenti che dettano legge e detengono il potere come fa più comodo a loro.
Alla fine ciò di cui avevamo sempre avuto paura ci somigliava nella
sostanza.
E poi i finali. Che mi hanno lasciato una sensazione
dolceamara, giusti come trama ma terribili a pensarci.
Spero con tutto il cuore che queste sette storie siano uno
spunto per il futuro, perché le ho trovate geniali, anche se strane, e il modo di scrivere di questa autrice non mi stanca mai.
Riesce a caratterizzare i personaggi molto bene anche con poche righe e a farti
entrare nell’ambientazione senza eccedere nelle descrizioni e quindi senza
stufarti.
La fantascienza e il fantasy sono generi particolari, ma
questi racconti meritano di essere letti e a parer mio ampliati.
L’amore poggia su un piatto, ma la bilancia ne ha due. E il peso di una
carezza è in grado di affossare anche il più difficile degli equilibri.
Dolci
Le raccolte di racconti non sono tra le mie letture preferite;
il genere fantascientifico non è tra i miei preferiti. E allora perché ho
voluto leggere questo libro? Perché apprezzo tantissimo lo stile narrativo di
S.M. May, quindi mi fa piacere leggere altre cose scritte da lei. Questa
raccolta non fa eccezione e mi ha fatto compagnia ed incuriosita molto.
Veniamo ai racconti che ci sono in questa antologia che, come
già detto, hanno come filo portante la distopia/fantascienza.
Mi sono piaciuti quasi tutti, tranne forse uno che non mi ha
fatto impazzire: “Siamo tutti figli di Eva”.
La mia fame di lettrice ha bisogno di più parole e più pagine,
per cui quasi ogni racconto mi ha dato l’idea di essere un prequel
interessantissimo per una storia più lunga ed articolata. Avrei voluto
conoscere di più i personaggi, la loro storia e gli avvenimenti futuri.
Il racconto che ho trovato completo, per così dire, è
“Specchio, specchio delle mie brame”, che è, tra l’altro, il racconto più
breve.
Il mio preferito è senz’altro l’ultimo “Torture e Parole”,
anche se qui vorrei saperne di più. Si potranno mai rincontrare il “ribelle”
Roland e l’”odiosa” Clara?
Come vi capisco! Anch'io quando leggo un bel racconto non vorrei finisse così presto :(
RispondiEliminaCome vi capisco! Anch'io quando leggo un bel racconto non vorrei finisse così presto :(
RispondiEliminaha creato delle ambientazioni stupende, vorrei leggerne ancora!
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