Autyore: Micol Manzo
Casa editrice: self
Pag.: 251
Costo: 0,99
Trama
Mirash D’Amati è una ragazza come tante altre, con la passione per l’arte e il giornalismo. Conduce un’esistenza ordinaria, tra l’università e il giornale presso cui lavora; almeno fin quando non rischia di essere investita da un’automobile, vicino alla stazione ferroviaria di Anzio. Da quel momento in poi il soprannaturale entra prepotentemente nella sua vita. Attorno a lei cominciano a verificarsi strani fenomeni. Riesce a vedere lo spirito di un bambino, un’entità sconvolgente che sembra voglia richiamare la sua attenzione. Nel frattempo, suo zio Lorenzo, operatore della Squadra mobile della Polizia di Roma, si trova a fare i conti con la scomparsa di un giovane in Villa Doria Pamphilj, antico parco del capoluogo. Misteriosi eventi conducono Mirash ai Proximis, un’organizzazione mondiale preposta al mantenimento dell’equilibrio tra la sfera visibile e quella invisibile. Qui conosce Morgana, a capo della sezione italiana dei Proximis, Anastasia, Ludovic e Kageshi, affascinante ed enigmatico ragazzo dal volto sfregiato, che col suo carattere irritante, le rende la vita ancor più difficile. Ma la soglia tra spiriti e viventi è sempre più sottile. Mirash è costretta a rimettere in discussione tutto ciò in cui ha sempre creduto; a prendere in mano la situazione, lottando contro un pericolo letale che rischia di stravolgere la sua vita e quella degli altri.
Il commento di Chiara
Mirash è una ragazza semplice, che studia e lavora. Abita ad
Anzio e fa la pendolare verso Roma. Proprio in uno di questi viaggi viene quasi
investita da un’auto e questo fatto scatenerà tutta una serie di eventi
inimmaginabili.
La trama di questo libro è veramente intrigante, particolare
e bella. Un urban fantasy diverso dal solito. Molto curata nei dettagli, trasmette ansia e suspense. Però io ho faticato tantissimo a leggerlo. E’
troppo descrittivo su particolari irrilevanti per la storia, all’inizio si
segue passo passo Mirash in ogni cosa, da cosa mangia a quanti passi fa nel
cortile di casa.
Rassettai frettolosamente la scrivania, riportandola
al suo ordine iniziale.
Mi sfilai il pigiama e lo appallottolai. Dovevo
metterlo a lavare.
Di quel passo si sarebbe rovinato nell’arco di un mese, o
giù di lì,
visti i frequenti lavaggi cui lo stavo sottoponendo
C’è un eccesso di particolari che stufano, fanno perdere
interesse e deviano dalla trama. Credo che siano stati messi per caratterizzare
meglio la protagonista, ma io li ho trovati smisurati. I personaggi sono ben
descritti tutti, pure troppo, ma secondo me, Mirash è troppo perfetta. Brava,
studiosa, pacata, dolce, sensibile, porta rispetto ai genitori, non trascura
amiche e vicini… insomma eccelle in tutto. A me personalmente i personaggi così
danno il prurito, avrei preferito qualche scoppio d’ira e un bel pianto
capriccioso ogni tanto. Ho trovato irreale anche la figura dello zio, Lorenzo.
Un membro della polizia che si confida e cerca aiuto nella nipote su casi
importanti è decisamente improbabile. Però serve per la storia quindi non dà
così fastidio.
Ultima nota dolente è lo stile dell’autrice. Oltre a essere
prolisso è esageratamente artificioso, utilizza termini ricercati in ogni
frase. Rende la lettura difficile, non scorrevole, la appesantisce e quindi
dopo un po’ annoia. Questo libro ha un potenziale enorme, secondo me potrebbe
essere migliorato in qualche aspetto.
L’azzurro mi faceva pensare al cielo terso delle
giornate primaverili,
quando neanche la più piccola nuvola velava la sua
gradazione cristallina.
Il verde bottiglia, invece, richiamava immagini di
boschi incontaminati, brulicanti di vita. Ogni sfumatura alimentava la mia immaginazione,
suscitandomi il desiderio di dipingere paesaggi rigogliosi,
ove la mano dell’uomo
ancora non si era posata.
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