Autore: S.J. Watson
Casa editrice: Piemme
Pag.: 447
Costo: 19,90
Trama
Da quando sua sorella Kate è morta, aggredita a Parigi da uno sconosciuto, la vita di Julia Plummer non è più la stessa: la stabilità che si era conquistata è in pericolo, e lei sente il richiamo del suo vecchio insidioso nemico, l'alcol. L'unica persona con cui Julia può parlare di Kate è Anna, la coinquilina di Parigi, la persona che forse conosceva Kate meglio di tutti. È lei a confidarle una cosa che nessuno sa: Kate si divertiva a vivere mille vite. Andava on-line fingendosi una persona diversa ogni volta, conosceva uomini, li incontrava. Così, Julia non resiste alla tentazione e, usando le credenziali della sorella, decide di provarci anche lei, e vivere per una volta la vita, almeno quella virtuale, di Kate, per capire cosa può esserle successo. È così che, protetta dal nome falso di Jayne, Julia contatta Lukas, uno degli ultimi amanti di sua sorella. All'inizio, lo tratta con sospetto, poi pian piano tra i due nasce qualcosa che Julia scambia per amore. Finché, quando Lukas comincia a cambiare, Julia sarà costretta a domandarsi se le mani che adesso la toccano, con dolcezza ma anche con violenza, non siano le stesse che hanno fatto del male a sua sorella...
Il commento di Chiara
Questo libro è stato il mio ritorno al thriller, dopo qualche
anno in cui non avevo più voglia di leggere questo genere. La trama mi ha
incuriosita subito, è interessante pensare a come la tecnologia interagisca con
tutto, anche con eventuali incontri.
Julia è una persona complessa, molto insoddisfatta, che
vorrebbe essere più felice della seconda occasione che la vita le ha dato,
anche se, nel profondo sente che non è abbastanza. Ha un passato difficile, ha
fatto molti errori, ma è riuscita a superarli e a costruirsi una vita sana,
tranquilla, ordinaria. Ma la morte della sorella la catapulta in un turbine di
sensi di colpa e insoddisfazione, le fa fare cose che non credeva possibili e
tutto si complica perché in realtà lei non conosce veramente né se stessa, né le
persone che la circondano, sua sorella, suo marito, Lukas.
Distolgo lo sguardo. Ripenso a ciò che è successo. Il
lutto mi ha spinta in un luogo oscuro. Sono diventata fragile. Paranoica. Vedo
pericoli ovunque; vedo un uomo fuori dalla mia finestra, penso che il mio
amante abbia aggredito una persona di cui non conosce nemmeno il nome o
l’indirizzo. Se non sto attenta allontanerò tutte le cose belle che ancora mi
restano.
E’ più un libro psicologico, introspettivo. All’inizio ho
faticato molto, perché è veramente troppo triste. Questo senso di
ineluttabilità che comunica, questo andare incontro passivamente alle cose,
alle emozioni mi ha infastidita. Poi non so se perché mi sono abituata allo
stile o comunque perché la storia si fa più avvincente, ad un certo punto non
riuscivo più a staccarmi. Questo scoprire le cose un pezzettino alla volta,
questa correlazione con gli avvenimenti passati, mi hanno stregata, la storia
ha iniziato a coinvolgermi tantissimo. Volevo scoprire se Lukas era quel che
sembrava, se Julia riusciva a capirci qualcosa, se Kate (la sorella morta) era così abbandonata. Ho iniziato a domandarmi se le cose erano veramente
quello che a prima vista sembravano.
Con improvvisa chiarezza mi rendo conto che indossiamo
tutti delle maschere, sempre.
Al mondo, agli
altri, presentiamo solo una faccia: mostriamo un volto diverso a seconda delle
persone con cui siamo e di quello che ci si aspetta da noi. Ma anche quando
siamo soli indossiamo una maschera, la versione di noi stessi che vorremmo
essere.
Nonostante le tante differenze
fra me e lei, ho provato subito una forte empatia nei confronti di Julia. Il
fatto di sentirsi schiacciata dalla quotidianità è una cosa che posso capire,
come la voglia di sentirsi di nuovo speciale, amata, desiderata. In questo
l’autore è molto bravo, ti fa entrare nella testa della protagonista, inizi a
ragionare come lei.
Ma sto
cominciando a chiedermi se non mi meriti questo dolore,
se viverlo sulla mia pelle
non sia una cosa che devo a mia sorella.
Non sono riuscita a salvarla. Ho preso
suo figlio.
La trama è particolare,
soprattutto dalla metà in poi fa stare con il fiato sospeso, una continua
suspense, i colpi di scena non mancano, nonostante secondo me è più un libro
psicologico. Qualcosa l’avevo capita, ma molto mi mancava e la fine, proprio
l’ultimo capitolo, è stato un vero shock. Un ritorno, per me, a questo genere,
col botto, con un libro complicato ma stimolante, per nulla prevedibile, come
secondo me devono essere i thriller.
Alla fine i
segreti vengono sempre fuori?
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