martedì 10 novembre 2015

Trame e opinioni: Darkland di Paolo Grugni

Titolo: Darklan
Autore: Paolo Grugni
Casa editrice: Melville Edizioni
Pag.: 256
Costo: 8,90 ebook, 16,50 cartaceo














Trama

Con 'Darkland' (Melville Edizioni, in libreria ed ebook dal 22 ottobre 2015), Paolo Grugni si conferma autore di grande talento narrativo, nonché acuto osservatore della storia, della società, e della natura umana, oltre che sottile conoscitore dell'aspetto irrazionale inscindibilmente legato ad essa. Per lo scrittore milanese, la letteratura è sempre espressione di impegno etico e politico. Lo conferma la sua nuova opera: un thriller a sfondo storico che affonda le radici nell'atmosfera grigia, cupa e piovosa della Foresta Nera. Da qui il titolo 'Darkland' - terra oscura - che è non solo un rimando alla Foresta Nera, ma anche al passato notoriamente oscuro e fosco della Germania.
Karl Jerzyck, un professore di criminologia di Monaco, scopre in maniera del tutto casuale delle ossa in un bosco vicino a Karlsruhe. I resti appartengono a persone scomparse 25 anni prima in circostanze mai chiarite. Il criminologo e Arno Schulze, l'ispettore della Kripo che aveva seguito il caso all'epoca, decidono di riprendere le ricerche. I due si trovano presto coinvolti nelle trame di gruppi neonazisti collegati a sette esoteriche e occulte. Un percorso che li farà tornare indietro nel tempo ai campi di sterminio nazisti.
La ripresa delle indagini coincide però con una serie di nuove sparizioni, questa volta nella città di Friburgo. Che cosa sta succedendo nella Foresta Nera? Perché è stata scelta proprio questa zona della Germania? Jerzyck e Schulze scopriranno che qualcuno ha deciso di riprendere gli esperimenti iniziati da Joseph Mengele, l'angelo della morte, ad Auschwitz e mai conclusi. A quale scopo? Perché il mondo del neonazismo è in fermento? Chi si nasconde dietro agli omicidi? E qual è l'annuncio che una potente organizzazione neonazista si accinge a lanciare il 20 novembre 2015 proprio in occasione del 70° anniversario del processo di Norimberga?
Paolo Grugni in 'Darkland' - frutto di una lunga, approfondita, dettagliata ricerca storiografica - propone al lettore una sconvolgente chiave di lettura dell'ideologia nazista e della sua visione del mondo. Fino allo stupefacente, inedito finale: come sarebbe stata l'Europa se Hitler avesse vinto la guerra.



Il commento di Patrizia

“Come si fa a credere a questa accozzaglia di stronzate?”
“Nel pensiero mistico o esoterico le connessioni logiche non funzionano come nel pensiero razionale. La verità è il punto di partenza, non di arrivo. Quando entri in questi ambienti non ti si chiede di riflettere, ma di accettare delle verità rivelate.”

Amici questa volta la recensione è lunga, perché tanti argomenti vengono trattati, la mente elabora e interagisce per tutta la lettura. Un thriller a sfondo storico, un salto nel passato oscuro della Germania nazista. Per tutto il racconto saremo accompagnati da un senso di inquietudine, di tristezza, di dolore, e le descrizioni paesaggistiche aumenteranno ancor più queste sensazioni.

“Tetra, già assalita dalle prime ombre che la foresta emanava man mano che il giorno andava scemando, appariva come un’area post-incidente nucleare. I cani che si intravedevano dai cancelli delle ville sembravano animali fantastici. I loro latrati erano la voce dei dannati”

Conosceremo la città di Karlsruhe e i suoi misteri. Ripercorreremo le vecchie  indagini con le nuove scoperte per scoprire i colpevoli di quella “fossa comune” delle 7 vittime.

“Il tempo è sempre grigio, il cielo coperto da nubi gonfie di pioggia (…o lacrime) perfetto per creare meglio l’atmosfera.”

Il ritmo è scandito dal susseguirsi dei giorni/capitolo, descrizioni precise, mai noiose nonostante ci vengano fornite un mare di nozioni dalle società segrete, al nazismo, al caso irrisolto, alle vite private e sregolate dei protagonisti, al dolore di chi è rimasto.

Forte il senso comunque di patriottismo che si percepisce, l’orgoglio di essere comunque tedeschi e di fare quel tipo di lavoro (criminologo, detective della omicidi).

“Jerzyck si trovò di fronte una mattina di inizio settembre da ricordare, una di quelle in cui la Germania ti entrava nell’anima e sapevi che quella era la tua patria e che mai l’avresti potuta scambiare con un’altra. Aria fresca, pura, priva di quella rabbia e di quella elettricità di cui la caricavano le città: nutrita dagli umori della terra, entrava nei polmoni e rigenerava. La luce nascente era un velo sottile che si poneva tra lo sguardo e il suo oggetto, era la purezza dello spazio privo di ciò che lo riempiva. Anche se viveva in mezzo a un popolo che non aveva mai capito i suoi poeti, era in giorni come quello che era orgoglioso di essere tedesco.”

Parliamo un po’ di questi personaggi, accattivanti, dannati e provati dalla vita.

Jerzyck criminologo, in fase di probabile separazione dalla moglie, allontanato dal lavoro per atteggiamenti poco professionali. Personaggio dalle mille sfaccettature, concreto, impaziente, pronto di spirito, ansioso all’inverosimile.

“Si fece una doccia. Si ripulì dal terriccio, non dalle scorie che aveva nella testa. Per lui, nonostante l’aria tranquilla di uomo dedito allo studio, all’insegnamento e alla ricerca, era impossibile avere pace. Non era uno che aveva mai cercato il quieto vivere, aveva bisogno di affrontare le sue paure a muso duro. E quella massima era non saper dare un senso all’esistenza e di arrivare alla fine senza averlo trovato. Chi lo conosceva non avrebbe mai detto fosse dotato di tale sensibilità. Ma nessuno lo aveva mai capito fino in fondo. Dietro le barriere erette contro le dolorose variabili delle propria biografia, c’era un uomo pronto a cambiare per arrivare un giorno a comprendere tutto quello che gli era sfuggito e perché. Che sapeva essere tanto, sperava solo non fosse troppo e troppo tardi.”

Schulze detective in pensione, sessantacinque anni, capelli radi e tinti di un nero petrolio, viveva di ricordi e di amarezza per non aver risolto il caso delle persone scomparse.  Fumatore incallito, dalla voce roca e cavernosa, vedovo ma innamorato da tanto tempo di Marie (la nostra medium/fattucchiera). 
Marie: sui sessanta, bionda, capelli raccolti, occhi azzurro acqua, “consunta fino all’osso, se avesse detto che non assaggiava cibo da settimane ci sarebbe stato da crederci”.

“Dicono che il dolore passi, che si elabori il lutto, io non ho elaborato niente e nemmeno voglio farlo. Voglio soffrire sino alla fine dei miei giorni.”
“Il tuo senso di colpa ti ha seppellito viva qui dentro.”
“Non me ne frega niente. Mi nutro d’odio e vivo benissimo. Nutre e fortifica. Tu?

Il dottor Müller il papà del povero bambino ucciso nel ‘90, ammalato in fin di vita, fa una breve apparizione eppure poche pagine forti, toccanti. Un pezzo di dialogo:

“… spero che possa sentirsi sollevato da un peso enorme che le gravava sulla coscienza.”
“Non credo, non ho mai avuto una coscienza. E nemmeno i coglioni. Se li avessi avuti, mi sarei sparato un colpo anni fa. Per i miei errori avrei dovuto pagare, invece a questo mondo chi paga sono gli innocenti, mentre i colpevoli possono continuare a delinquere.”

Da sfondo per tutto il racconto la follia di Hitler.

“Se lo si definisce semplicemente pazzo, lo si libera dalle sue responsabilità. Responsabilità che ricadrebbero solo su chi l’ha seguito non capendo di avere a che fare con un folle.”
  
Conosceremo meglio le società segrete, quelle a sfondo raziale che inneggiano alla rinascita del potere di Hitler. La società Thule, un gruppo di studiosi esoterici di storia germanica. Questa società, fu il nucleo dal quale nacque il Dap, il partito cui Hitler si iscrisse nel 1919. E di cui assunse la guida trasformandolo, nel 1920, in Nsdap, il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi e aveva come simbolo la svastica.
La società invece chiamata LEdda venne considerata come la quintessenza della religione ariana e i tedeschi diventarono i diretti discendenti di antichi dei pagani, il che avrebbe giustificato la loro supremazia politica e spirituale sul mondo.

Ecco una società segreta me la immaginavo proprio così:

“All’ingresso dell’associazione ‘L’anello’, Jerzyck e Böhm furono fermati da due buttafuori dall’aria truce. Capelli con la sfumatura alta. Dissero i loro nomi. Una volta spuntati, scesero in una cripta in stile gotico dove era stato allestito un buffet. In sottofondo il Coro dei pellegrini del Tannhäuser di Wagner. Luci basse, negli angoli candelabri a stelo lungo dove bruciavano candele profumate, alle pareti enormi drappi con la svastica. Tutti rigorosamente vestiti di nero. Cravatte rosse.”


Faremo un ripasso di storia, che poi tanto ripasso non è visto che molte cose sono sempre state taciute e nascoste. Alla fine della lettura (un po’ come mi successe dopo aver letto Il codice da Vinci) saremo incuriositi  dai simboli/leggende della cultura ariana, cercheremo di scoprire di più sui simboli esoterici che ci verranno man mano svelati/indicati.

“Himmler rimase impressionato dalla struttura e dalla posizione del castello immerso nella foresta di Teutoburg. La fortezza fu fatta ristrutturare dal Reichsführer in base alle leggende legate al castello di Re Artù e alla simbologia connessa al numero dodici. Fu realizzata una cripta che potesse ospitare dodici persone, a imitazione dei dodici cavalieri della Tavola Rotonda, dei dodici apostoli di Cristo o dei mesi dell’anno.
Sembra vi si riunissero dodici tra gerarchi delle SS e membri dell’Ahnenerbe e si dedicassero a riti iniziatici e a pratiche magiche e divinatorie. Tipo bere il sangue di Hitler. Questi dodici, vertice supremo delle SS, erano anche chiamati l’Ordine Nero. Il corso della guerra impedì a Himmler di portare a compimento i progetti sul castello che sarebbe dovuto diventare il centro di culto della nuova era ariana, una specie di Vaticano nazista. Il pavimento di marmo della Sala dei Generali venne istoriato con un mosaico che rappresenta un sole di colore verde scuro con dodici raggi. I raggi ricordano la runa  adottata dalle SS. Ti ricordo che la svastica stessa, quel granchio nero a quattro zampe, oltre a essere l’emblema della razza ariana, è un simbolo indiano che raffigura il sole.”

Lettura che assolutamente vi consiglio, perché un ragionevole dubbio sulla nostra storia passata deve sempre esserci.

“Per qualche tempo, poi i problemi si ripresenterebbero. Diversi probabilmente, ma non  cambierebbe niente. Il tuo lontano è sempre vicino a qualcos’altro.”





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