Autore: Elizabeth Little
Casa editrice: Garzanti
Pag.: /
Costo: 16,40
TRAMA
Mi hai sempre voluto diversa.
Sei stata una cattiva madre.
Ma ora non siamo mai state così vicine.
Niente può uccidere l'amore di una madre e di una figlia.
Sei stata una cattiva madre.
Ma ora non siamo mai state così vicine.
Niente può uccidere l'amore di una madre e di una figlia.
Il cielo è immenso sopra di lei ed è così blu da fare male. Janie stringe gli occhi per non rimanere accecata. Non è più abituata a tutta quella luce. Janie ha ventotto anni, ma gli ultimi dieci li ha trascorsi in prigione, in cella di isolamento. Proprio lei, bella ragazza ricca di Beverly Hills, viziata reginetta del liceo. Accusata di aver ucciso sua madre Marion, una donna esigente con cui non aveva un bel rapporto. Perché Janie era un'adolescente ribelle e contestatrice e sua madre non faceva nulla per nascondere la delusione di non avere la figlia perfetta.
Tutte le prove erano contro di lei. Dopo l'ennesima notte di baldoria, era stata trovata priva di sensi accanto al cadavere della madre. Le mani sporche del suo sangue e le sue impronte dappertutto. Incapace di raccontare cosa fosse successo.
Ma Janie ha sempre saputo di essere innocente. Ricorda poco della notte dell'omicidio, lo shock le ha confuso la mente, ma sa di aver sentito sua madre avere un alterco con uno sconosciuto e rammenta un nome, Adelina. E adesso che il suo avvocato è riuscito a farla uscire di prigione, Janie non ha dubbi. Deve scoprire cosa è successo, deve dimostrare, soprattutto a sé stessa, di non essere colpevole. Deve diventare la figlia che Marion ha sempre sognato. Adelina è una città dell'Illinois. È lì che Janie deve andare se vuole capire la verità. Una città piccola e sperduta in mezzo alla campagna. Una comunità chiusa che guarda con sospetto e ostilità la nuova arrivata. E che nasconde tutte le risposte che Janie cerca. Non solo sulla morte di Marion, ma anche sulla sua vita e sulla sua vera identità. Mai come adesso Janie sente di conoscere la donna che per prima l'ha tenuta tra le braccia…
Titolo: La verità del giudice meschino
Autore: Mimmo Gangemi
Casa editrice: Garzanti
Pag.: 210
Costo: 16,90
TRAMA
«Al mattino non è che Alberto si tirasse in su le maniche della giacca e della camicia e attaccasse a menare legnate a tutto spiano su 'ndrangheta e 'ndranghetisti;
lui scansava le pratiche toste,
lui scansava proprio le pratiche, anzi, toste e non.»
«Il sostituto procuratore Alberto Lenzi è giudice femminaro e meschino, indolente e intuitivo, in fondo perbene ma non privo di malizie e punte di cinismo.»
Giuseppe Salvaggiulo, « La Stampa»
«Gangemi riecheggia lo Sciascia più ruvidamente celebre,
«Il sostituto procuratore Alberto Lenzi è giudice femminaro e meschino, indolente e intuitivo, in fondo perbene ma non privo di malizie e punte di cinismo.»
Giuseppe Salvaggiulo, « La Stampa»
«Gangemi riecheggia lo Sciascia più ruvidamente celebre,
quello dell'invettiva contro i professionisti dell'antimafia.»
Gianluca Mercuri, «Corriere della Sera»
Alberto Lenzi stavolta può fidarsi solo di sé stesso
Gianluca Mercuri, «Corriere della Sera»
Alberto Lenzi stavolta può fidarsi solo di sé stesso
La pioggia battente scende rumorosa, mentre il cadavere di un uomo giace con la testa all'ingiù in una fossa sul litorale calabrese. È Marco Morello, figlio di un noto capobastone della zona. Tutti sono convinti che sia un delitto di mafia, una resa di conti. Tutti tranne Alberto Lenzi. Il «giudice meschino» preferirebbe continuare a tormentare il nuovo tirocinante e a flirtare con le colleghe, ma il caso gli è stato affidato e la pista mafiosa non lo convince. Lui sa chi può dirgli come stanno le cose, anche se questo significa uscire dalle indagini ufficiali: don Mico Rota, ex capobastone a mezzo tra onorata società e 'ndrangheta e suo miglior nemico. L'uomo si mostra ugualmente scettico. Quando un altro cadavere viene trovato, le indagini subiscono una brusca accelerazione. Si tratta di un poliziotto che tutti credevano corrotto e colluso con la 'ndrangheta. I giochi sembrano fatti, tanto più che gli omicidi paiono legati a un rituale simbolico delle cosche malavitose. Eppure a Lenzi qualcosa non quadra ancora. Brancolare nel buio per seguire una propria intuizione non è mai una bella sensazione per un magistrato, ma il fato a volte arriva ad aiutare i più audaci. Una telefonata anonima getta una luce nuova sul caso. Una svolta inquietante, sordida, losca. Una svolta che pare quasi impossibile. Ora quello che manca è solo il movente, il «sangue» che don Mico dice a Lenzi di cercare. E quando finalmente la soluzione dell'intreccio viene trovata, quello che lascia in bocca al «giudice meschino» è un amaro molto più pungente di quanto avrebbe mai immaginato.
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