Autore: Leila Slimani
Casa editrice: Rizzoli
Pag.: 188
Costo: 17,00
Trama
Adèle cammina per le strade di Parigi la sera, dopo il lavoro al giornale, talvolta anche durante la pausa pranzo, in cerca di incontri. Ha trentacinque anni, un marito medico dedito al lavoro e un bambino di pochi anni; una vita cui in fondo manca poco per potersi dire felice. Eppure non può smettere di ribellarsi alla sensazione di vuoto che la assilla ogni giorno e che scaccia attraverso il corpo: è la fame per lo sconosciuto, da afferrare anche solo per un attimo. E non importa chi sia o dove, basta un incontro, un breve scambio di sguardi per trovare una veloce soddisfazione, o un'affinità che può trasformarsi in una vaga relazione. Dopo, Adèle sa tornare a casa, preparare la cena al bambino e infilarsi nel letto accanto a Richard, come sempre. Una febbre che non fa che salire e che trascina Adèle verso l'incapacità di gestire le due vite in cui si dibatte senza posa. Potrebbe essere facile giudicare Adèle, eppure seguiamo il suo cammino tortuoso con empatia, non riusciamo semplicemente ad accomodarci in platea, perché veniamo destati da un'impellenza, la sua, che capiamo, che da qualche parte forse abbiamo persino riposto. "Nel giardino dell'orco" non è la storia di una ninfomane, ma quella di una donna di oggi stretta nei lacci di una quotidianità come fossero spilli sul cuore.
Il commento di Iaia
E' la storia di Adele, una donna di 35 anni che lavora presso
un giornale a Parigi, sposata con Richard, medico, e ha un bambino, Lucien. Potrebbe essere felice, ma non lo è. Ha bisogno di frequentare
uomini vari e fare sesso con loro per cercare di riempire il vuoto che ha
dentro di sé. E' una ricerca continua e la sua vita è ricca di bugie per
nascondere al marito questo suo modo di comportarsi. Non ama nessuno, forse
nemmeno se stessa.
Non so come termini la storia, non perché non ho finito il
libro, posso immaginarlo o meglio posso sperare che finisca in un certo modo e
credo che l'autrice abbia lasciato il dubbio al lettore affinché questi possa
trarre delle conclusioni personali. Adele è malata mentalmente e andrebbe
curata da un bravo psicologo, ma tutto il libro mi ha lasciato un sentimento di
antipatia profonda per la protagonista, di fastidio per il marito e per gli
altri personaggi.
Forse la mia pessima opinione sul romanzo è dovuta alla mia
incapacità di capire Adele? La Slimani ha voluto mandare un messaggio che non
ho percepito? So solo che una frase scritta nella sinossi non la condivido per
niente.
Nel giardino dell’orco non è la storia di una ninfomane, ma quella di
una donna di oggi stretta nei lacci di una quotidianità come fossero spilli sul
cuore. Definita la Madame Bovary a luci rosse, Adèle è un personaggio quasi
tragico e la sua autrice, Leïla Slimani, un nuovo talento della narrativa
francese contemporanea.
Che non sia una ninfomane, posso lasciarla passare, ma che
"una donna di oggi stretta nei lacci della quotidianità..." proprio
no. Le donne di oggi che hanno i minuti contati tra lavoro, famiglia e
organizzazione casalinga non si comportano come la protagonista di questa
vicenda, oltretutto non ne avrebbero il tempo, ma si prendono le loro
responsabilità e fanno, sotto pressione, tutto quello che serve. Adele non fa
niente. Lavora malvolentieri, a casa fa il minimo indispensabile, però fa sesso
con chiunque lei punti per trascorrere momenti per lei indispensabili. Per
questo dico che è una malata, ma non mi pare che l'autrice abbia voluto mandare
questo messaggio. La giustifica, ritiene che Adele, avendo questo vuoto dentro, abbia bisogno di evadere facendo sesso con gli sconosciuti.
Un libro, secondo me, proprio brutto. E sto cercando di
intendere il messaggio che la Slimani vuole mandare, ma non lo capisco, anzi mi
è venuto il dubbio che anche l'autrice abbia una mente contorta. O è una
psicologa e quindi per la sua professione conosce varie situazioni oppure c'è
qualcosa di personale nel suo passato che ha voluto esprimere scrivendo questa
vicenda e secondo me non ha centrato l'obiettivo, perché non si capisce, almeno
secondo il mio parere, la conclusione.
Nessun commento:
Posta un commento