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mercoledì 27 dicembre 2017

Trame e opinioni: Lungo il sentiero... Tra mente e cuore di Maria Francesca Pacifico


Questa è una lettura un po’ fuori dal mio solito genere di letture, come ci sono arrivata? Facile… galeotto fu FB! E sì, perché una mia amica e vicina di casa notando la mia passione per i libri e la lettura, mi ha chiamata proponendomi di leggere questo libro. Chiaramente ho accettato, a scatola chiusa… Mio figlio direbbe: “E certo, tanto per te basta leggere!!!”. Quindi prima di continuare vorrei ringraziare Francesca Triticucci che mi ha fatto conoscere questa scrittrice (nonché collega, visto che è una docente di scuola primaria come me) e Maria Francesca Pacifico, per avermi concesso l’onore di leggere il suo lavoro e avermi voluta al suo fianco durante la presentazione dello stesso.
Quindi ci siamo incontrate e la mia amica mi ha consegnato questo “libricino”. Prima reazione dopo aver visto il numero di pagine è stata: “OK, lo leggo in un attimo!” Mai frase fu più sbagliata! Queste 93 pagine non si possono leggere in un attimo perché sono profonde, piene di valore e soprattutto hanno uno scopo…vogliono condurti in un viaggio verso la costruzione del sé, verso la consapevolezza. Come fa? In modo molto fluido, coinvolgente. Termini di leggere gli episodi autobiografici e le considerazioni più teoriche dell’autrice e impari a conoscerla, la senti vicino.
I racconti autobiografici di Maria Francesca Pacifico sono lo spunto, il punto di partenza, “la scusa” per avviare un cammino nelle profondità del nostro intimo. Forse alla ricerca di una motivazione, sono spunti di riflessione autocritica, occasioni di crescita. Un libro in apparenza breve (ripeto solo 93 pagine), ma in realtà molto profondo. Ricco di contenuti e riferimenti teorici (soprattutto di psicologia, dal padre della psicoanalisi Freud ai più contemporanei come Malaguti) ben calibrati e collegati. Ho apprezzato in modo particolare proprio i capitoli di introduzione e conclusione. Gli episodi raccontati sono piacevoli, ben descritti, ti fanno conoscere Maria Francesca e capire quale sia stato il suo percorso di crescita, di costruzione della propria identità. Come molto bello è il racconto di Raul.
Grazie a questo libro possiamo apprezzare ancora di più il valore (a volte sottovalutato) della scrittura autobiografica come momento di riflessione personale.
Non sono per niente pentita di aver letto questo libro!


Titolo: Lungo il sentiero…tra mente e cuore
Autore: Maria Francesca Pacifico
Casa editrice: Edizioni Il Papavero
Pag.: 93
Costo: 12,00

Sinossi: Tutto ciò che ci appare a primo impatto insulso, se non persino inutile, prima o poi assume un senso esplicito, inconfondibile, nitidamente palese. "Lungo il sentiero" è un percorso di crescita personale e consapevolezza di sé.










IL VALORE DELLA SCRITTURA AUTOBIOGRAFICA come EFFICACE PRATICA D’INDIVIDUAZIONE

Fin dalle prime pagine di questo libro è riportata la seguente osservazione di Umberto Eco: “Il bosco è una metafora per il testo narrativo, un giardino dai sentieri che si biforcano. An-che quando in un bosco non ci sono i sentieri tracciati, ciascuno può tracciare il proprio percorso, decidendo di procedere a destra o a sinistra di un certo albero, e così via facendo una scelta a ogni albero che si incontra” (p. 7).
L’autrice, prendendo spunto dalla suddetta riflessione, in forma di monologo autobiografico, si sofferma attentamente sul suo percorso di vita e ripercorre velocemente le tappe che sente essere state più significative e formative negli ultimi anni della sua crescita individuale, socio-culturale e professionale. Intraprende così, con coraggio e amore di sé, un viaggio introspettivo e retrospettivo di grande spessore evolutivo; si guarda a ritroso, si focalizza su se stessa, si osserva dal di fuori, dialoga con se stessa, entra in contatto con le sue emozioni più profonde ed intense, quelle più salienti e ridondanti, le ascolta con rispetto, tenta in qualche modo di accoglierle e poi di accettarle, anche nella loro portata più tumultuosa e travolgente, in quella configurazione intima che si tende spesso a negare, allontanare, reprimere. Pian piano s’incammina lungo un sentiero, che inizialmente lineare diviene a poco a poco ramificato, a tratti connotato da zone d’ombra, da proprie fragilità, a volte, invece, illuminato da una luce più chiara e nitida che la guida nel suo progressivo avanzamento d’individuazione fino a giungere a un grado di comunicazione intrapersonale e interpersonale più maturo e consapevole.
Si tratta dunque di un divenire continuo e inarrestabile, in cui tutto, internamente e esternamente cambia,  e di cui permane l’essenza pura, ovvero il significato più importante e irrinunciabile per sé e per il proprio progetto  futuro. A bordo di un treno, inizia a prendere forma l’iter d’individuazione della ragazza che trova nel tragitto per andare a lavoro la modalità più consona per soffermarsi con la mente e con il cuore sul suo sentire più profondo, per confrontarsi con le parti della propria personalità, contrastanti e dissonanti, fino a portarle a un livello d’integrazione tale, da contribuire al raggiungimento di uno stato di libertà fisica, mentale e spirituale, necessaria per affrancarsi da condizionamenti pregressi, razionali e alquanto limitanti per una positiva autoconsapevolezza. A riguardo Francesca afferma quanto segue: “Tutto ciò che ci appare a primo impatto insulso, se non persino inutile, prima o poi assume un significato esplicito, inconfondibile, nitidamente palese”. Sembra quasi una sorta di rinascita, se pur sofferta, ineluttabile e prioritaria, per poter conseguire il passaggio fondamentale dalla zona d’ombra, oscura, ignota, ambivalente di sè a quella luminosa, visibile, trasparente, dai colori vivaci e brillanti, e esprimersi pertanto, liberamente e integralmente, in una sana e autentica valorizzazione di sé, di sintesi armonica e armoniosa della propria articolata poliedricità.
La protagonista del libro, non a caso, è raffigurata in copertina, in una stazione ferroviaria, di spalle, intenta nel suo cammino rivolto in avanti, con una postura statuaria, indicante fermezza e determinazione, intenta con passo ben serrato, a tirarsi dietro una valigia, che simbolicamente rappresenta tutto ciò che le appartiene del presente e del passato, un bagaglio che racchiude la sua storia di vita, tutta la sua vulnerabilità, i suoi sogni, le sue speranze, aspettative, desideri, paure, propositi di realizzazione personale per l’avvenire.
La sollecitazione a un suo caro amico d’infanzia, di scrivere di sé, di un momento presente o trascorso, che lo ha colpito maggiormente a livello emotivo, è stata accolta con la massima spontaneità e immediatezza, nonostante il giovane Raoul manifesti regolarmente il suo spirito solitario e una riservatezza esasperata; egli mette per iscritto con peculiare semplicità sensazioni e emozioni che riemergono dirompentemente con l’improvvisato tornare nei luoghi della sua memoria e della sua difficile preadolescenza, ma a distanza di anni con uno sguardo diverso, più razionale, soprattutto più realistico. Il ragazzo scrive: “Magari un dettaglio che lì per lì ti colpisce proprio perché è rimasto intatto in un quartiere così profondamente cambiato. Anche una baracca diroccata così diventa un tesoro perché a essa è legato un qualche ricordo, un frammento di te aggrappato con tenacia e che lotta per conservare il suo posto in un mondo che continuamente muta. Non tutto riesce a stargli dietro e molto va perso, ma qualcosa sopravvive sempre, fosse anche un dettaglio insignificante, a ricordarti che in fondo i cambiamenti del quartiere sono una specie di metafora, lo specchio di quelli che sono avvenuti dentro di te” (p. 34).
Francesca, non riesce a stare ferma, si muove frequentemente spostandosi da un luogo a un altro, cercando inconsapevolmente di riscoprire, anche con inaspettata meraviglia, la sua “bambina interiore” segnata da antiche ferite, riuscendo a far risuonare in se stessa un vissuto remoto, in parte piacevole e gioioso, in parte doloroso e disarmante.
Nella casa di Colle Salario, ubicata in estrema periferia, la giovane Francesca  trova la giusta quiete e il silenzio, uno spazio esclusivamente proprio, isolato, privato, del tutto personalizzato, per riappropriarsi del proprio tempo, di un tempo interiore e esteriore perduto, per riaprirsi per gradi a un piano di realtà soggettiva di accettazione di sé, che avvierà il crescente espandersi del suo potenziale creativo e del proprio progetto di PERSONA. La difficoltà maggiore consiste nel superare conflitti interiori tra ambivalenti parti di sè, nell’estrinsecare e portare alla luce istanze inconsce, nel riconoscere e e nell’accettare quelle parti di sé occulte, sommerse, scisse, frammentate, più o meno volutamente ignorate, in antitesi tra loro e non comunicanti. Si tratta di parti contraddittorie che contraddistinguono le due facce della stessa medaglia; non c’è umiltà senza senso di onnipotenza, non c’è coraggio senza la paura, non c’è forza senza fragilità, non c’è spirito critico e giudicante senza debolezza o senso d’impotenza. Quando si trova a passare di fronte all’ospedale dove anni addietro è venuta a mancare sua madre, la ragazza ritorna con la mente, anche soltanto per un momento, all’evento traumatico del lutto, con consapevolezza maggiore e una forza d’animo che la sostiene nella risonanza di emozioni, remote solo cronologicamente, ma piuttosto prossime percettivamente e emotivamente. I luoghi vissuti e le persone incontrate fungono, sia da stimolo d’innesco e per molti aspetti rievocante, da richiamo di ricordi malinconici e nostalgici, sia da esplicita sollecitazione a cambiare le reazioni emotive, facendo leva sulle proprie energie latenti per fronteggiare situazioni difficili e dolorose, anche il rivivere nuovamente ma diversamente ciò che è accaduto e ormai trascorso. Non vi è una sana e autentica individuazione senza un’antecedente integrazione dei propri opposti discordanti. In tal modo la protagonista coglie la valenza di ogni contingenza, vedendo in ognuna di esse, un’occasione esplorativa, conoscitiva e costruttiva che le si pone davanti, perseverando, da errante, a muoversi lungo un sentiero via via più lungo e tortuoso, concedendosi opportune soste e, ciclicamente, ulteriori partenze, tracciando appunto un avvincente itinerario dentro di sé, a partire da un determinato QUI ed ORA, per tessere continuamente la trama della propria vita e per operare una sintesi creativa delle parti di sé positive e negative, precedenti e attuali, già definite e in corso di strutturazione.


Un ringraziamento speciale è rivolto a Donatella De Bartolomeis

Con profonda stima,
Maria Francesca Pacifico

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