TITOLO: La luce calda
del tramonto
SERIE: Trilogia del
sogno americano #1
AUTORE: Vanna Costanzo
EDITORE: Words Edizioni
GENERE: Romanzo
storico/Narrativa di formazione
FORMATO:
Ebook (2,99) - Cartaceo (20,90)
come se a dividermi da quei momenti ci fosse solo una luna.
Pasadena, 1945
È un placido pomeriggio d’estate quando il capitano Peter Jones, di ritorno dall’Europa negli Stati Uniti, piomba nella vita della giovane Cindy Harris. Sin da subito, la ragazza avverte insofferenza nei suoi confronti, dettata dal timore che questi possa portarle via l’adorata sorella Alexandra. Ma l’eroe che ha ammaliato l’intera famiglia Harris, è davvero quel che vuole far credere? E perché gli sguardi che le rivolge sono sempre più ambigui? Sarà la scoperta dell’uomo oltre l’uniforme a far vacillare i pregiudizi di Cindy. Quando la ragazza dichiarerà guerra al capitano Jones, si troverà a fronteggiare una battaglia contro sensazioni fino ad allora sconosciute, trascinata in un vortice di sentimenti proibiti e segreti inconfessabili.
L’AUTRICE
Giovanna
“Vanna” Costanzo, classe 1995. Vive a Caserta ed è diplomata in restauro delle
opere pittoriche. Ama profondamente tutto ciò che ha a che fare con l’arte (in
qualsiasi campo), gli animali, la natura e la Storia. Tenta di convincersi ogni
giorno di essere nata nel decennio giusto, ma con scarsi risultati. La luce
calda del tramonto, primo volume della Trilogia del Sogno Americano
e precedentemente pubblicato in self-publishing su Amazon, segna il suo nuovo
esordio per la Words Edizioni.
ESTRATTI
1.
Un tempo sono stata molte cose. Un tempo sono stata come te e quel che
gli altri credevano che io fossi, ciò che più faceva loro comodo.
Oggi sono solo una donna come tante, nata il giorno 10 di un caldo e assolato martedì aprilino, e ciò che sta per aprirsi davanti ai tuoi occhi è stata l’estate della mia vita, la mia estate del 1945.
2. Non era stata la bellezza a colpirmi, ma l’atteggiamento
spudorato e sicuro di sé nel fronteggiare il mio sguardo. Continuava a fissarmi
da sopra la sua spalla ornata della toppa con la stella alata della 4th Air
Force. Era appena voltato e, senza aprire bocca o battere ciglio, non
trasmetteva alcuna espressività, come una statua di cera piazzata lì di
proposito per incutere soggezione.
Il viso liscio e
squadrato incorniciava due incredibili occhi cobalto, che quasi parevano
cozzare con i lineamenti decisi. Non lo capivo, ma non riuscivo nemmeno a
distogliere l’attenzione: c’era qualcosa in
quello sguardo che non mi dava tregua, ma non ne restai ammaliata. Mi ricordava
uno di quei soldatini di latta fatti con lo stampino con cui mio fratello
giocava da piccolo.
Le labbra serrate e il piglio di sufficienza che aveva assunto mi irritarono ancora di più. Che uomo presuntuoso e arrogante sarai mai?
3. «Forse non mi hai sentito bene, ragazzino» con passo pesante si avvicinò a noi. «Ti ho detto di levarle quelle luride mani di dosso!»
A quelle parole
ringhiate alternava delle pause minacciose. Avevo intuito che da lì a poco
sarebbe scoppiata una rissa.
Stufo di quell’impiccio,
Johnny mollò la presa soffocante e si avventò sul suo guastafeste, ma era in
netto svantaggio. Forse avrebbe dovuto seguire l’addestramento militare con più
serietà, perché il mio miraggio scansò un destro e lo afferrò facendolo
ribaltare con un sonoro tonfo. Tenne Johnny bloccato a terra per quasi due
minuti, con il braccio tirato dietro la schiena che sembrava sul procinto di
slogarsi, finché quell’idiota non supplicò di lasciarlo andare. A malincuore,
il campione lo lasciò libero, era stato fin troppo facile, così lasciò fuggire
via quel lupacchiotto spelacchiato che era con la coda fra le gambe.
«Grazie, signor
Jones» sospirai, riprendendomi dalla paura. Il cuore mi batteva ancora all’impazzata
e non riuscivo a controllare il mio respiro.
«Chiamami solo Peter,
altrimenti mi farai sentire vecchio già a ventisette anni» disse sorridendomi.
4. Il Capitano Jones condivideva con pochissimi uomini quella particolare bellezza che era dovuta più al fascino e al portamento che all’aspetto fisico in sé, dovevo dargliene atto. Forse era anche per quello che non riuscivo a nutrire per lui alcuna simpatia: chi lo aveva creato era stato anche fin troppo generoso, e lui doveva esserne conscio. Non si possedevano due occhi come i suoi per non provare il gusto di spezzare cuori con un solo sguardo.
Nessun commento:
Posta un commento