Autore: Cristina S. Fantini
Casa editrice: Piemme
Pag.: 572
Costo: 19,90
Milano, 1385. Forza, conquista, potere. Sono queste le parole che guidano i pensieri di Gian Galeazzo Visconti, da poco divenuto signore della città dopo aver deposto e fatto arrestare lo zio Bernabò. Quando l'arcivescovo di Milano gli prospetta l'idea di una grande cattedrale che sostituisca la chiesa di Santa Maria Maggiore, il conte di Virtù, da sempre devoto alla Vergine, approva il progetto anche se la decisione non ha nulla di religioso. Diventerà potente, espanderà i confini del ducato e la cattedrale dovrà essere il simbolo della sua grandezza. Per costruirla, si circonda dei migliori architetti e scultori, i maestri campionesi, tra i pochi in grado di portare a termine un progetto tanto ambizioso. Nelle schiere di ingegneri e artigiani, operai e artisti, vi sono Alberto e Pietro, gemelli separati alla nascita. Falegname l'uno, scultore l'altro, uniti da un solo ineludibile destino, quello di contribuire a una delle più grandi imprese che la nostra storia ricordi: la costruzione del Duomo di Milano. Tra segreti di corte, passioni e giochi di potere, un romanzo che celebra la grandezza di uno dei simboli della nostra civiltà attraverso le vite dei potenti che lo vollero fortemente e di coloro che, con l'ingegno e la fatica, lo fecero sorgere dal nulla. Queste pagine celebrano la loro memoria.
Alberto gli concesse qualche istante per ammirare le immense finestre dell'abside ancora prive di vetrate che, dal basso, davano un'impressione di slanciata fragilità ma, da vicino, parevano merletti; i contrafforti, resistenti e ben costruiti, e agli archi a sesto acuto che, spogliati della pesantezza della pietra, illudevano l'osservatore di poter abbandonare scale e appigli per slanciarsi con loro verso il cielo.
Vi siete mai trovati al cospetto di un'opera così grande da non riuscire a capire dove cominci la propria conoscenza e dove finisca la stessa?
Può sembrarvi una domanda strana la mia, ma vi garantisco che non lo è.
Da storico dell'arte ho girato l'Italia da nord a sud e sono poche le opere della quale sono rimasta affascinata, una è proprio il Duomo di Milano, l'altra è il Duomo di Firenze.
Trovarsi davanti a opere così grandi, così belle...
Ma ora torniamo a noi e al romanzo in questione, Nel Nome della Pietra è il titolo di questo libro e come pochi molto attinente, non è solo la storia in sé che la fa da padrona ma è l'uso che di essa se ne fa. Gian Galeazzo Visconti è l'uomo che approva un progetto molto ambizioso, un progetto che mira a far diventare Milano un nuovo centro culturale e spirituale, devoto alla Vergine, spera che da quello che ne verrà fuori la sua fama aumenti a dismisura come il suo potere, il suo patrimonio, senza contare della sua infinita ambizione.
Un progetto così grande non solo in senso politico ma anche di dimensioni, ciò che sostituirà la vecchia chiesa di Santa Maria Maggiore sarà qualcosa di grandioso che resterà impresso nella memoria dei posteri, ma perché ciò avvenga, è necessaria la presenza di maestranze importanti, ingegneri, falegnami, scultori.
E' in questo frangente che si costruisce la storia di due giovani ragazzi che scopriranno molto tardi la loro discendenza ma che il destino ha voluto farli incontrare più volte inconsapevoli della loro parentela. Alberto e Pietro sono figli di un amore proibito, di un amore mai completamente nato, due gemelli a cui viene tolto sin dal loro primo vagito il seno materno, separati e cresciuti in famiglie di artigiani.
Un unico legame, quella di un monaco, padre Anselmo, il legante che li seguirà senza mai poter svelare loro di essere fratelli.
Nel Nome della Pietra parla di storia, narra di vicende che hanno caratterizzato un periodo importante, di Signorie, di territori da conquistare, di un Papato corrotto, ma racconta la storia di una generazione di artisti che hanno costruito con le loro mani, con la loro capacità di modellare il legno, la pietra, qualcosa di meraviglioso che abbellisse una costruzione che si ergeva verso il cielo, fin dove lo sguardo si potesse perdere fra statue, putti, guglie.
La ricercatezza delle parole, l'assoluto uso di formule tipiche del periodo, lo studio a fronte di un libro che ci propone la storia del Duomo di Milano confermano l'opinione che ho sempre avuto di questa scrittrice, Cristina Fantini, si propone a noi, con un romanzo completamente nuovo, lontano dal genere alla quale ci ha abituato con lo pseudonimo di Adele Vieri Castellano, nonostante lo studio dietro ogni sua opera sia sempre stato importante, puntiglioso, soprattutto quando di mezzo c'è la storia, con le sue date, i suoi scorci, le sue battaglie, Nel Nome della Pietra è un piccolo gioiello che vi consiglio di leggere.
Floriana
Grazie di cuore Floriana, per la lettura e per la bella recensione! Un grande abbaraccio a te e ai tuoi cari!
RispondiElimina<3 grazie a te per i tuoi romanzi
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