Autore: Jennifer Chiaverini
Casa editrice: Neri Pozza
Pag.: 527
Costo: 19,00
Londra, 1815. È una fredda alba invernale, quando Lady Annabella Noel Milbanke, moglie di George Gordon, sesto barone di Byron, il poeta idolatrato da molti e detestato da altri quale «sinistro rappresentante della corrotta società londinese», si reca nella nursery dove dorme Ada, la figlia nata soltanto da sette mesi. In silenzio, afferra la piccola, la imbacucca contro il freddo e la stringe a sé, per raggiungere insieme la carrozza che le attende in giardino. A tarda sera, madre e figlia sono a Kirkby Mallory, nel Leicestershire, nella tenuta ereditata dai Noel Milbanke, lontano dall'elegante dimora di Piccadilly Terrace, dove la giovane nobildonna ha vissuto accanto a un uomo tanto geniale quanto sadico e crudele. Lady e Lord Noel Milbanke, i genitori di Annabella, si industriano subito per una tacita separazione legale della figlia dall'illustre poeta. La pubblicazione, però, da parte di Byron, di due poesie sulla separazione, Addio del poeta a sua moglie e Saggio satirico, rende la vicenda pubblica suscitando grande scandalo nella società londinese. Determinata a tenere lontana dalla figura e dal mondo del padre la piccola Ada, Annabella bandisce fiabe e fantasia dall'infanzia della figlia, e le offre un'educazione rigorosa fondata sulla matematica e la scienza. Qualsiasi stimolante scintilla di immaginazione - o peggio ancora, passione o poesia - viene prontamente estinta. Ada cresce, perciò, mostrando una sorprendente attitudine per la matematica e lo studio di tutto ciò che è meccanico. Un talento che, nel 1833, durante un ricevimento a casa di Richard Copley, la porta a fare la conoscenza di Charles Babbage, inventore della macchina differenziale. Ada rimane affascinata dall'universalità delle idee dell'uomo. Anche Babbage resta, tuttavia, colpito dall'intelligenza di Adae dalle sue abilità matematiche. La chiama «l'Incantatrice dei numeri» e la introduce in un mondo dove il genio viene celebrato e l'immaginazione incoraggiata, e non guardata con paura, come un incendio da spegnere prima che distrugga l'intero villaggio. Jennifer Chiaverini rende un sentito omaggio a una delle pioniere dell'informatica, una donna visionaria che ha lottato per la propria indipendenza e il riconoscimento delle proprie idee.
Questo libro è praticamente la biografia di Augusta Ada
Byron, figlia del poeta George Byron e di Annabella Noel Milbanke.
Successivamente alla separazione dei
genitori, avvenuta poche settimane dopo la sua nascita, Ada cresce sotto
l'influenza della madre che non tollera che la bambina possa avere una forma di
fantasia, immaginazione o propensione per arti letterarie, per allontanarla
completamente dalle somiglianze del padre, per paura che Ada possa diventare,
cattiva e perversa come il suo genitore.
Per fortuna la ragazza è una persona che ama la matematica,
la geometria, la meccanica e la scienza, ma la madre incombe sempre su di lei
anche quando si sposa e ha tre bambini.
La vita breve della protagonista è comunque ricca di vicende
positive e negative e solo dopo 150 anni circa le viene riconosciuta l'abilità
di essere stata una matematica di eccellenza.
La lettura è stata abbastanza gradevole. La cosa che proprio
non mi è piaciuto è l'atteggiamento di Annabella, creduta, tra le sue amicizie,
l'incarnazione della perfezione e che quindi ogni sua decisione doveva essere
eseguita passivamente. Solo un paio di volte Ada è riuscita a dire la sua
opinione a sua madre e ciò ha sempre provocato lunghe discussioni. Ho notato
che l'autrice ha scritto delle cose su cui ho delle perplessità. La Chiaverini narra
che Ada ricordi avvenimenti quando aveva
7 mesi, cosa per me impossibile anche se la stessa aveva un'intelligenza fuori
della media e poi la capacità di Ada all'età di 2/4 anni di imparare a ricamare
o a lavorare con i ferri.
Un'ultima cosa: quando Ada sa che sta per morire confessa al
marito un suo tradimento, spinta dalla madre che era convinta di dover far
partecipe il marito di questo brutto comportamento, creando nel marito una
reazione quasi violenta e ciò grazie a quell'atteggiamento di Annabella che
ritiene giusto dire la verità a scapito della figlia che non ha potuto morire
in pace. Non so se questo sia vero, comunque l'autrice lo ha scritto. Viste le
pagine dettagliate sulla sua vita, non mi sono resa conto e non ricordo
assolutamente che la scrittrice abbia raccontato una cosa simile, quindi
leggere di questo episodio, spiegato in poche righe alla fine del libro, mi ha
lasciato piuttosto perplessa e non ha fatto altro che far aumentare la mia
antipatia nei confronti di questa donna piena di sé.
Essendo personaggi veri è interessante conoscere la vita
privata, ma, secondo me, per certi argomenti non bisogna aggiungere vicende se
non se ne è sicuramente certi.
Iaia
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