Buongiorno lettori, oggi ho deciso di dedicare due spazi a due anteprime.
Il primo post è questo, ed è l'uscita del romanzo di Lorena Bianchi, Il profumo dell'oro, edito Rizzoli.
A Fiamma Giraldini sembrò di aver oltrepassato la cornice di un dipinto magico.
Con i suoi colori, luci e ombre quel luogo le parve opera del maestro Michelangelo
che aveva affrescato la volta della Sistina. Comodamente disteso su una panchetta, il
flautista continuava a suonare, gonfiando le guance coperte dalla barba. Le note
volavano per la fucina come farfalle, posandosi sulla forgia, sul tornio, sulle frese e
sui bulini. Erano gli stessi strumenti che Fiamma adoperava abitualmente
nell’opificio di suo padre. E poi c’erano corpi: fanciulle e giovinetti, ninfe e fauni,
sembravano risvegliarsi in una prigione di metallo prezioso, da cui ancora la lama
dell’orefice doveva liberarli, incidendo e cesellando.
Titolo: Il profumo dell'oro
Autore: Lorena Bianchi
Casa editrice: Rizzoli
Pag.: /
Costo: 18,00 cartaceo, 8,99 ebook
Trama
Fiamma ha diciott’anni, è impulsiva, determinata
e negli occhi nasconde una forza che ancora non
conosce. Insieme a Menico, apprendista di casa Giraldini, è cresciuta imparando
l’arte di suo padre, messer Vincenzo, uno degli orafi più famosi di Roma. Ma un
giorno i committenti dei Giraldini cominciano a preferire gli ori raffinati di
Benvenuto Cellini. Fiamma, decisa a scoprire i segreti di quell’artigiano, corre alla
bottega di Cellini. Lì conosce se stessa, il proprio corpo e una passione travolgente:
nell’attimo in cui incontra gli occhi smeraldo dell’orafo Lorenzo de Luna capisce che
non potrà più tornare indietro. Lorenzo le insegna un nuovo modo di forgiare i
gioielli, incastonando nel metallo non solo le pietre preziose, ma anche i sentimenti e
i desideri più nascosti.
L’intensità dei loro incontri, però, ben presto si interrompe. Fiamma ricomincia la sua
vita dall’inizio e torna a lavorare l’oro, questa volta da sola; e ogni giorno, mentre
perfeziona la sua arte, ricorda i tempi in cui Lorenzo la rendeva felice. È convinta
dell’eternità dell’oro, ma anche di quella dell’amore…
Il fuoco zoppicava dentro la fornace, accarezzando con riflessi dorati e rossastri i seni
nudi delle dee e i muscoli definiti di giovani eroi pagani. Sparse sul velluto come un
firmamento di stelle, le gemme attendevano l’incastonatura scintillando impazienti. I
rubini e i granati sembrarono a Fiamma gocce di sangue. Oro, argento, bronzo... e
avorio, si disse lei, mentre i suoi occhi si posavano sulle magnifiche e pallide statue
che giacevano per terra. Nella penombra, all’improvviso, quelle stesse statue
cominciarono a muoversi. Languide e sonnolente, distesero le membra con grazia
flessuosa, i capelli sciolti sulla schiena nuda e il collo ornato da pesanti catene d’oro.
Portavano anelli alle dita e fili di perle intorno alle caviglie. Si vedevano solo i
gioielli e la loro bellezza, e i monili e le donne erano così splendidi che Fiamma
Giraldini non avrebbe saputo dire quale davvero fosse tra loro l’ornamento. Sono
modelle, comprese con il cuore che le batteva forte. Modelle di carne, sorrisi e
sospiri. Creature vive ed elusive, pienamente consapevoli del loro misterioso potere.
Sussultando, notò che erano nude. Indossavano camiciole scollatissime, e le gonne
erano ridotte in brandelli che lasciavano intravedere il latteo lucore della loro pelle.
Scintillanti fili d’oro le avviluppavano come spire di serpente.
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