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lunedì 25 gennaio 2016

Trame e opinioni: Mi sei capitata per caso di Diana Malaspina

Titolo: Mi sei capitata per caso
Autore: Diana Malaspina
Casa editrice: self
Pag.: 219
Costo: 0,99 ebook














Trama
Pamela è all’ultimo anno di un Dottorato di Ricerca quando scopre di essere incinta. Con la tesi da scrivere, l’incertezza di un contratto futuro e l’assenza del padre del bambino che ormai vive dall’altra parte dell’oceano è evidente che non era proprio il momento ideale per diventare madre. Rifiutando di farsi scoraggiare, Pamela affronterà questa avventura con la sua potente arma segreta, un’ innata ironia, e con una forza nuova che piano piano la trasformerà in una mamma. In questo viaggio però, Pamela non è sola. Amiche leali ed esilaranti e una giovanissima futura nonna,bionda e svampita solo in apparenza, la affiancheranno e la aiuteranno a non farsi sopraffare dalla paura di non farcela e dal senso di responsabilità terrorizzante nei confronti di una figlia che si trova a tenere tra le braccia, sola, ancora “ospite” in una casa dei genitori che non sente più completamente sua. A sconvolgere ancora di più la vita di Pamela ci si mette anche l'amore. Nel peggior momento possibile della sua vita sentimentale, la protagonista incontrerà un uomo capace di scoprire tutte le sue carte. Si farà strada nel suo cuore e, con la dolcezza di un uomo che sa di aver trovato la donna della sua vita, le mostrerà fino a che punto può essere vero che l’amore ti accetta per ciò che sei e che si può amare una persona solo interamente, desiderando con lei anche tutto ciò che fa parte della sua vita.

Doppia recensione

e mezzo

Iaia

Pamela e Flavio. Lei laureata, dottoranda in microbiologia e ricercatrice presso l'Università di Bologna è incinta, single, ma accettata dalla famiglia che non la lascia sola in questo periodo delicato. Lui, un bel fusto, gentile, sempre sorridente, un uomo che lavora, sicuro di sé, diplomato con difficoltà perché dislessico, è un muratore. Sin dal primo sguardo in cui i loro occhi si incrociano Flavio e Pamela capiscono che tra loro è scoccato qualcosa, ma mentre il protagonista continua a comportarsi serenamente, lei si fa mille problemi. Il suo tarlo è: come può un uomo interessarsi a lei quando aspetta il bambino di un altro? 
Ma Flavio, con la testardaggine, la sicurezza del suo comportamento e dei suoi sentimenti, riesce a penetrare nella testa di Pamela e a farle capire che lui la ama con tutto il "bagaglio". La ragazza non potrà far altro che capitolare.
La storia non è solo lo svolgersi di questo sentimento tra i due personaggi, ma punta decisamente sulle situazioni divertenti e a volte assurde, che circondano Pamela durante la gravidanza. Qualunque persona che lei conosca o incontri per caso, deve dire la sua sullo stato di una donna che aspetta un bambino. Le domande ripetitive, il voler toccare la pancia perché porta fortuna, la richiesta se è maschio o femmina, se la pancia è a punta o tonda... una noia per la protagonista che a volte rischia di farla diventare isterica.

“Quindi dentro la tua pancia non battono ancora le ali?” chiese. 
 “Boh.”   “Come  boh?  O  si  muove  o  non  si  muove.  Non  sei  Galileo,  nessuno ti scomunica se dici che si muove.” 
 “E  secondo  te  come  faccio  a  sapere  se  è  lui  che  si  muove  o  se sono le mie budella?” 
 “Ah-ah!” strillò Sabrina, trionfante, 
“Quindi non puoi negare che il tuo intestino funzioni!”  
La guardai con disgusto.  “Eppur si muove…” brontolai, sconsolata.

Le  mamme  guardavano  la  mia  pancia, che cominciava ad essere abbastanza evidente da influenzare il modo in cui mi sedevo al tavolino del bar, e lanciavano a me e Flavio ogni  sorta  di  sguardi:  dal  sorriso  sadico  alla  “non  sai  cosa  ti  aspetta”; 
 al  nostalgico  “goditi  questo  momento  di  pace  finché  puoi  perché  il  prossimo  lo  avrai  quando  quella  cosa  che  ti  cresce  dentro  se  ne  andrà  in  Erasmus”. 

Per fortuna Pamela è circondata da amiche che la tirano su di morale e che le sono vicine quando lei deve affrontare dei problemi che le pesano.
E' un libro simpatico, divertente, in cui scappa qualche risata e tanti sorrisi e se l'amore non è l'argomento centrale è stato comunque piacevole leggere l'argomento di una donna incinta che più o meno deve "sopportare" tutte le frasi fatte, le occhiate ammiccanti o l'aria di donne saccenti che sanno tutto e che pretendono di essere, sull'argomento, la scienza personificata.
A dire il vero questo libro mi ha portato alla memoria un altro romanzo che riguardava l'esperienza di un'altra donna in attesa in un bimbo, e che lo stesso mi ha fatto divertire.



Patrizia

Storia frizzante, ironica, brillante. La scrittura è particolare, in prima persona ma con dei livelli di sarcasmo troppo forti (diciamo pure che in alcune parti non l’ho proprio gradita) visto l’argomento. La protagonista si autocritica continuamente ed insomma si svilisce parecchio, i personaggi di sfondo sembrano delle “macchiette” per gli aneddoti raccontati.
La trama di per sé non ha nulla di nuovo ma è ben sviluppata, ben gestita.
Pamela è la nostra bizzarra protagonista, 26 anni, precaria con contratto a termine e rigorosamente incinta dell’ex fidanzato – poi fidanzato – poi ex – poi fidanzato – poi ex… diciamo recidiva al massimo. La descrizione di questo futuro padre è esilarante, Colui-che-non-doveva-essere-nominato (ossia Mirko), lui che ignaro di tutto al momento si trova a fare l’allenatore in America.

“Il suo essere idiota mi aveva sempre provocato un istinto di protezione, fin da quando era bambino: non è colpa sua, è che non è ancora in grado di prendersi la responsabilità di ciò che fa, diventerà grande, cambierà con il tempo… beh il tempo era scaduto e lui non era diventato grande.”

I rapporti con le persone intorno a lei sono surreali e reali al tempo stesso, perché la gente quando incontra una donna incinta ha degli atteggiamenti veramente snervanti e pazzoidi (se ne frega altamente se tu sei felice, spaventata, l’unica cosa che conta per loro è il gossip).

“No, non “congratulazioni!”, quello sarebbe stato fin troppo normale. 
Nemmeno “accidenti che sfiga” che, per quanto poco educato, nella mia situazione di madre-per-caso avrebbe potuto non essere completamente fuori tema.
 La frase sulla bocca di tutti, prima ancora di “ciao, buon anno, come stai”, era la seguente: “Fammi toccare la pancia!”

Dolorosa la constatazione della stupida, inutile burocrazia italiana, l’andirivieni da un ufficio al l’altro, da un format all’altro è descritto meravigliosamente (la triste verità del lavoro pubblico).

“C’è la copia dell'autorizzazione al lavoro durante l'ottavo mese di gravidanza che l'INPS ha rilasciato al suo datore di lavoro?” chiede.
Per qualche istante la mia mente rifiutò di collaborare, cullandosi nella vana speranza di aver capito male.
“Il documento rilasciato dall'INPS?”
“Si.”
“Cioè, avete bisogno di un documento rilasciato da voi stessi?”


Uscita dall'INPS, chiamai la segretaria amministrativa del mio Dipartimento esponendole la questione. Ci mise un po' a capire cosa esattamente le stessi domandando, poi, con ammirevole professionalità e un invidiabile tono misurato, mi chiese se l'impiegata dell'INPS mi fosse parsa sotto l'effetto di stupefacenti.
Non potevo darle torto, il sospetto era più che legittimo.


Flavio, muratore sempre gentile, dal sorriso rassicurante. Inizialmente la sua presenza è appena percettibile eppure colpisce, piace la sua gentilezza.
Pamela è incredibilmente ironica, sarcastica ed autocritica nei propri confronti, nel romanzo non mancano frammenti quotidiani della dura vita delle donne incinte

“L’inventore delle infradito meritava un plauso maggiore di quanto non avessi mai pensato in precedenza, solo per il fatto di poterle infilare senza doversi chinare: con quel cocomero che mi
ritrovavo tra il seno e l’inguine, i piedi sembravano più irraggiungibili dell’isola che non c’è.”

La triste e dura vita di noi donne incinte e tragicamente/duramente messe a dieta.

Incurante delle mie traversie, la ginecologa decise di infierire mettendomi a dieta. Evidentemente il fatto che io avessi smesso di andare al lavoro tutti i giorni aveva reso il mio stile di vita più sedentario (ma parliamone: quale donna all’ottavo mese di gravidanza, con l’agilità di un tricheco obeso e la circolazione ferma come l’autostrada un venerdì sera di luglio, non diventa sedentaria?) e questo aveva reso eccessivo il mio incremento di peso in quelle ultime settimane. Tanto che la ginecologa, dopo aver annotato diligentemente il nuovo peso sulla mia scheda,esordì con: “Adesso ti cazzio.”
Rassicurante.
“Anzi, adesso ti metto ad acqua e carote.”



Il mantra del corso di yoga pre-parto ve lo lascio come messaggio finale di questo libri comunque piacevole.

Inspira, espira.
Trova l’armonia tra mente e corpo.
E non fare domande.


2 commenti:

  1. Sembra molto carino, me lo segno ;-)

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  2. è vero che tutti devono dirti qualcosa quando sei incinta! E ti raccontano il parto...

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