mercoledì 20 novembre 2019

Rubriche: Tu leggi? Io scelgo! #12

Buongiorno lettori e ben ritrovati al consueto appuntamento con la rubrica, Tu leggi? Io scelgo!, ideata da Chiara del blog, La lettrice sulle nuvole, e Rosaria del blog, Niente di personale.
In cosa consiste questa rubrica che naturalmente è aperta a tutti, se volete partecipare fate un fischio, saremo ben liete di organizzare il tutto, ma torniamo a noi, la scelta avviene attraverso un sorteggio, dove dal blog assegnatoci scegliamo un libro per poterlo leggere e recensire. Questa volta la mia scelta è caduta su un libro che ho acquistato su Libraccio e l'ho scelto fra le letture di Stefania Crepaldi.




Titolo: Ci vediamo un giorno di questi
Autore: Federica Bosco
Casa editrice: Garzanti
Pag.: 310
Costo: 16,90















A volte far nascere un'amicizia senza fine basta un biscotto condiviso nel cortile della scuola. Così è stato per Ludovica e Caterina, che da quel giorno sono diventate come sorelle. Sorelle che non potrebbero essere più diverse l'una dall'altra. Caterina è un vulcano di energia, non conosce cosa sia la paura. Per Ludovica invece non esiste spazio per il rischio, solo scelte sempre uguali. Anno dopo anno, mentre Caterina trascina Ludovica alle feste, lei cerca di introdurre un po' di responsabilità nei giorni dell'amica dominati dal caos. Un'equazione perfetta. Un'unione senza ombre dall'infanzia alla maturità, attraverso l'adolescenza, fino a giungere al punto in cui Ludovica si rende conto che la sua vita è impacchettata e precisa come un trolley della Ryanair, per evitare sorprese al check-in, un muro costruito meticolosamente che la difende da ogni urto: lavoro in banca, fidanzato storico, niente figli, nel tentativo di arginare le onde. Eppure non esiste un muro così alto da proteggerci dalle curve del destino. Dalla vita che a volte fortifica, distrugge, cambia. E, inaspettatamente, travolge. Dopo un'esistenza passata da Ludovica a vivere della luce di Caterina, ora è quest'ultima che ha bisogno di lei. Ora è Caterina a chiederle di slacciare le funi che saldano la barca al porto e lasciarsi andare al mare aperto, dove tutto è pericoloso, inatteso, imprevisto. Ma inevitabilmente sorprendente.


Rappresentavo il prototipo ottocentesco della zitella, 
e non ho detto "single" appositamente.
Single è una persona che sotto sotto si diverte un mondo, che potrebbe cambiare il suo status sociale in ogni momento, ma non vuole rischiare di perdersi qualcosa di meglio, perché in fondo ragiona come un uomo e non è mai realmente coinvolta in una relazione.
La zitella invece ha una sua intrinseca dignità: la sua è una condizione subìta, qualcosa che sfugge al suo controllo e sottindente un difetto fatale, un destino cinico, un fato avverso.

Scritto in prima persona, è Ludovica che ci narra la sua storia, la sua esperienza, il suo legame così intenso, così viscerale nei confronti di Caterina. 
Così diverse, una l'opposto dell'altra, il sole e la luna, l'inverno e l'estate, eppure in tutto ciò una sana amicizia che si trasforma, che cresce come le loro età anagrafiche.
Non mancano i litigi, perché come sono il sale della vita per una sana relazione tra uomo e donna, le cose non cambiano tra due personae dello stesso sesso che hanno imparato a conoscersi e a costruire il loro rapporto proprio sulle diversità.
Dopo un lungo girovagare Caterina torna da Ludovica, con una notizia bomba, è incinta... e così arriva Gabriele, un bambino che cambia, scombussola la vita non solo di Cate ma anche di Ludo, che dedica anima e corpo a questo essere come se lo avesse generato lei stessa.
La vita di Ludovica è però cadenzata da ritmi sempre uguali, un fidanzato, Paolo, che lavora nello stesso luogo, una famiglia che non sempre accetta le sue deciosni, ed è proprio in una delle sue scelte che molte cose cambiano e che l'ordine prestabilito inverte il suo ciclo...


Perché il cuore è sempre un ingenuo idiota, che crede che gli altri ti ameranno sempre anche se non ti hanno mai amato, che gli altri soffrano per te anche se non hanno mai sofferto, e soprattutto che chi ti ha fatto del male non si rifarà mai e poi mai una vita, ma continuerà a scontare un'eterna fila di delusioni a catena come fossero una maledizione, finendo per rimpiangerti.

Quando sei davanti a un bivio e quella strada si allunga inesorabilmente perché non riesci a scegliere, diventa difficile e dura la scelta e così Ludo nonostante cerchi di mantenere una parvenza di serenità, cade succube di un uomo che non le lascia spazio, che non la lascia decidere, ma quarant'anni la voglia di una famiglia può rendere le cose davvero difficili.
Ci sono cose nella vita che però non possiamo conoscere prima che accadano, e così che il mondo di Ludovica e Caterina cambia, basta davvero poco e il tempo si fa mutevole, scorre troppo velocemente, non lo puoi fermare.

Dicono che sono cinque le fasi attraverso le quali passiamo quando ci diagnosticano una malattia potenzialmente mortale.
La prima è la negazione, quella in cui diciamo che non è vero, si sono sbagliati, ci dev'essere un errore, rifiutando la diagnosi;
segue la fase della rabbia, del "perché proprio a me?";
la terza fase è quella della contrattazione, ossia cominciare a scendere a patti con la malattia, fingendo che non sia poi così grave e cercando di riprendere il controllo;
la quarta è quella della depressione, in cui prendi consapevolezza del tuo stato a capisci che quello che ti sta succedendo è vero e non è più sotto il tuo controllo, e senti di non avere più speranze;
e infine l'accettazione, la fase in cui si accetta la realtà per quello che è e si lascia andare ogni forma di conflitto, raggiungendo una sorta di pace interiore.

Ci vediamo un giorno di questi è il secondo romanzo che leggo della Bosco, non ho un bellissimo ricordo del primo, Baciata da un angelo, ero rimasta male del finale, tantoché avevo deciso di non proseguire la serie (infatti non l'ho fatto), di questo libro invece ho sentimenti molto contrastanti, perché nella sinossi non c'è quello che poi ho trovato da metà libro in poi, e che da quel punto in poi (scusate il gioco di parole) mi ha fatto fare un balzo indietro facendomi pensare che con questa autrice forse è il caso di lasciar perdere.
Ma non ci sono riuscita, e così sono entrata nel mondo di Ludovica e Caterina con passo felpato, trattenendo i miei battiti del cuore, perché un'amicizia così non la trovi da nessuna parte, o almeno io non ne sono a conoscenza.
Un dono che entrambe si fanno, basato su uno scambio tra un biscotto e un panino al prosciutto, è da lì che tutto nasce, è la fiducia alla base di tutto, e Ludo e Cate costruiscono il loro mondo su questo, ci saranno sempre l'una per l'altra. 
E' una storia che ti strappa un pezzettino di te, per catapultarti in una realtà che il più delle volte non vogliamo conoscere o la guardiamo a distanza, ma un'amicizia è anche questo, donarsi, fidarsi, amarsi di un amore sincero, lasciando a chi proseguirà quello che si ha di più caro. 
In questo romanzo ci sono tante piccole storie, tante piccole forme di vita che girano intorno alle nostre protagoniste e anche se conosciamo solo il punto di vista di una, l'altra è una conseguenza, la riconosci dalle parole che Ludo ha per Cate.
Un bellissimo libro che mi ha aiutato a rivalutare la Bosco, perché attraverso una scrittura delicata, senza forzature ha raccontato di come davanti a un bivio qualunque strada si scelga sarà lei a condurci a destinazione.


Floriana

Qui trovate le recensioni degli altri blog che hanno partecipato alla rubrica:



14 commenti:

  1. ho letto anche io questo libro, ho capito cosa intendi. Mi è piaciuto molto, non è quello che ti aspetti

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  2. Questa autrice la conosco solo di nome, il libro sembra interessante soprattutto perché mi è piaciuta la tua recensione.

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  3. Io credo di essere tra le poche a non aver amato questo libro. Non mi sono piaciute le protagoniste ed ho trovato tutto troppo eccessivo. Ho letto altro della Bosco e mi piace ma per me questo è un no.

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  4. Anche a me è piaciuto molto questo libro.
    Secondo me la comunicazione e la sinossi del romanzo sono stati pensati per fare comunque l'occhiolino al "vecchio" pubblico della Bosco, che prediligeva romance classici. Questo è un romanzo un po' più impegnativo. In generale la sua scrittura ora si sta evolvendo verso qualcosa di più ragionato, che punta molto ai sentimenti e alla riflessione. Io l'ho trovato, come te, una bellissima scoperta. :)

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  5. Primo libro della Bosco e debbo dire che mi aveva creato proprio un baratro. È vero, forse, che alcune scene sembrino eccessive, ma è anche vero che a me sono servite ad immedesimarmi completamente!

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    1. E' quello che mi è successo, inizialmente mi ha un po' destabilizzata ma poi non ho potuto fare a meno di continuarlo e finirlo

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  6. Questo della Bosco mi manca e vorrei proprio leggerlo!!

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